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FREEDOM FLOTILLA II: ROTTA VERSO GAZA
di Mirca Garuti
Sabato 25 giugno è partita dalla Corsica, diretta a Gaza, la prima imbarcazione della seconda Flotilla, dedicata all'attivista italiano Vittorio Arrigoni ucciso il 14 aprile scorso. (Lettera della famiglia di Vittorio Arrigoni)
Si tratta della nave francese “Dignité – Al Karama” (Dignità). Omeya Seddik, cittadino francese d’origine tunisina, ha dichiarato, in un comunicato stampa, “Noi speriamo di fare una breccia nel blocco. Questa flottiglia s’inserisce nella scia naturale delle rivoluzioni per la libertà e la democrazia; ha poi aggiunto imbarcandosi “Ora sta alla comunità internazionale garantire la sicurezza dei passeggeri e il loro arrivo col carico di aiuti umanitari da consegnare alla popolazione di Gaza”.
Il popolo che sostiene la causa palestinese non si è arreso. Dopo la reazione violenta del 31 maggio dello scorso anno, da parte della marina militare israeliana, alla Prima Flotilla che ha causato la morte di nove attivisti turchi, è sorta spontanea la decisione di dare una risposta forte alla continua repressione israeliana nei confronti del popolo palestinese della Striscia di Gaza, sotto assedio da più di 4 anni. Nonostante tutti gli avvertimenti lanciati da Israele, centinaia di volontari (500/600) di 22 paesi s'imbarcheranno a bordo di una decina di navi.
A questa missione parteciperà anche una nave italiana, la “Stefano Chiarini” con una delegazioni di 12 o 15 italiani, tra cui il vignettista Vauro Senesi e il fotografo veterano Tano D’Amico. Vauro, prima di partire, ha scritto una lettera all’ammiraglio israeliano comandante delle forze navali d’Israele, nella quale esprime l’orgoglio di “chi ancora crede che valga la pena spendersi per gli altri” senza nascondere la paura d’incontrare le navi da guerra israeliane con i suoi commandos armati.
Il numero ridotto degli italiani è dovuto alla volontà di offrire ospitalità a militanti di diverse nazionalità tra cui un gruppo d’ebrei americani contrari al blocco di Gaza ed alcuni attivisti della Mavi Marmara che, a causa delle forti pressioni internazionali ricevute da Ankara, non potrà partecipare all'iniziativa.
Per garantire la massima trasparenza, nei prossimi giorni al Pireo, con una cerimonia pubblica dovrebbero essere caricate, sulle navi in partenza per Gaza, gli aiuti umanitari, giocattoli, materiale scolastico e medicine.
Ricevo, mentre sto scrivendo queste righe, una mail da Alberto Mari un caro amico pronto a partire sulla nave italiana.
Non posso fare altro che dire “Grazie. Alberto… stai attento… in bocca al lupo… porta il mio, il nostro abbraccio agli amici di Gaza… ai gazawi…
LA REAZIONE D’ISRAELE
“L’iniziativa della Freedom Flotilla – spiega in un comunicato il Coordinamento Nazionale della Freedom Flotilla Italia – è assolutamente legale e non violenta. Respingiamo con forza le ridicole insinuazioni della propaganda sionista in merito alle armi od altri strumenti offensivi a bordo delle nostre navi”. La tensione è alta. Israele continua a ripetere che non ha nessuna intenzione di far passare questa nuova missione, definita, dall'ambasciatore israeliano all'Onu, Ron Prosor, in una lettera inviata direttamente al Segretario generale Ban Ki-Moon, “un'agenda politica estremista”, accusando, addirittura, le tre principali organizzazioni dietro la Flotilla – Campagna europea contro l’assedio di Gaza, Free Gaza Movement e l’International solidarity movement – di mantenere contatti stabili con formazioni «terroristiche». Prosor ha avvertito che la realizzazione della spedizione navale provocherà «conseguenze gravissime».
Fonti militari israeliane hanno inoltre rivelato che respingeranno gli attivisti con cannoni ad acqua. "Ci aspettiamo anche di essere fermati e accerchiati", ha dichiarato la coordinatrice italiana della missione, Maria Elena Delia, "ma noi non retrocederemo e, in nessuna maniera reagiremo alle forze israeliane".
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, lunedì 27 giugno ha riaffermato la necessità di impedire alla Flotilla, organizzata da militanti filo-palestinesi, di raggiungere le coste della Striscia di Gaza. L’unica concessione possibile è quella di raggiungere il porto egiziano di El-Arish, dove gli aiuti umanitari potranno arrivare a Gaza attraverso il valico di Rafah. Netanyahu non si limita a voler fermare gli attivisti, ma vuole chiudere la bocca ai giornalisti presenti sulle varie imbarcazioni. Vietato raccontare. Chi tenterà di arrivare a Gaza, sarà punito con il divieto, per i prossimi 10 anni, di entrare nello Stato ebraico. Alla giornalista ebrea israeliana Amira Hass , inviata speciale del quotidiano “Ha’aretz”, che dovrebbe imbarcarsi su una nave canadese, sono state fatte minacce di ritiro dell’accredito stampa.
Le minacce israeliane non hanno trovato riscontro, solo pochi giornalisti hanno scelto di andarsene, la maggior parte di loro, invece, è rimasta.
L’associazione israeliana della stampa estera ha rilasciato una dichiarazione che definisce questa minaccia “un messaggio raggelante per i media internazionali” e che ''solleva seri interrogativi circa l'impegno d’Israele sulla libertà di stampa".
La difesa israeliana non si limita solo alle minacce rivolte ai governi dei paesi coinvolti in quest’iniziativa, agli attivisti e giornalisti con il tentativo di bloccare tutta l’organizzazione, ma va ben oltre, arrivando quasi a raggiungere l’ inverosimile.
Secondo fonti israeliane, sulle navi sarebbero presenti “agenti chimici incendiari”, tra cui lo zolfo, da utilizzare contro i soldati della marina israeliana.
Il Capo di Stato Maggiore sionista Benny Gantz ha definito, durante una cerimonia ufficiale dell’IDF (esercito israeliano) la flotilla “una provocazione” e che “rafforza la bugia secondo cui la popolazione di Gaza sarebbe affamata, mentre ciò non corrisponde a verità” e che, secondo il quotidiano Ha’aretz, avrebbe nominato “parchi acquatici e spiagge” riferendosi alla Striscia che Israele tiene sotto assedio da anni.
Il Jerusalemen Post afferma che Israele avrebbe speso ingenti “risorse di intelligence” per sapere chi parteciperà e cosa ci sarà a bordo delle navi della Flotilla 2.
Avigdor Lieberman, Ministro degli Affari Esteri, avrebbe definito alla Israel Radio i partecipanti come “terroristi in cerca di provocazioni e di sangue” , mentre avrebbe espresso “estrema soddisfazione” per i ritardi.
Sempre per il Jpost, è stato creato un sito “flotillafacts.com”, un contenitore di immagini, notizie e video per screditare la Flotilla 2 e presentare i suoi partecipanti come “terroristi”.
Questo sito è stato creato da “StandwithUs”, un’organizzazione finanziata dalla lobby ebraica americana con un budget da 4 milioni di dollari con base a Los Angeles.
Le accuse di possedere armi e di avere stretti legami con Hamas sono state smentite, si tratta di “una flottiglia pacifica, diretta a rompere l’assedio illegale su Gaza, non ad attaccare o aggredire alcuno”.
Melissa Lane del convoglio Usa “Hope of Audacity” ha ricordato che “Ogni passeggero del convoglio ha firmato una dichiarazione di adesione ai principi della nonviolenza. Non cerchiamo alcun tipo di confronto fisico con l’esercito israeliano. Vogliamo solo arrivare a Gaza.”
La Germania, la Grecia e gli Stati Uniti, dietro la forte pressione diplomatica israeliana, hanno cercato di ammonire con forza i propri cittadini dal prendere parte alla Flotilla 2. Due deputati tedeschi, Annette Groth e Inge Hoeger che, l’anno scorso si trovavano sulla Mavi Marmara, si sono ritirati. Il Dipartimento di stato Usa ha avvertito i 36 cittadini americani della “Audacity of Hope” che le acque di Gaza sono «pericolose e instabili». I coloni israeliani, attraverso il loro sito d’informazione “Arutz 7”, per contrastare la partecipazione alla Flotilla 2 d’ebrei statunitensi, si sono invece concentrati sulla figura dell’avvocato ebreo di New York, Richard Levy che, nei giorni precedenti, aveva dichiarato: “È importante che ci siano ebrei nella nave, la lobby filo-israeliana nel nostro Paese è molto potente. Non possiamo sostenere l’assedio israeliano, moralmente e giuridicamente inaccettabile”.
Nonostante tutte le minacce da parte del governo d’Israele, il convoglio è deciso a partire!
Oltre alle imbarcazioni che trasportano passeggeri, ci sono anche due cargo con oltre tremila tonnellate d’aiuti diretti al popolo di Gaza sotto assedio.
I rappresentanti delle 10 navi della Freedom Flotilla 2 "Stay Human" il 27 giugno hanno tenuto ad Atene una conferenza stampa: «Partiremo giovedì o venerdì nonostante le pressioni israeliane. E gli ostacoli amministrativi creati dalla Grecia non ci fermeranno», così promette Vanguelis Pissias, uno degli organizzatori greci della Freedom Flotilla 2.
«Siamo qui per sfidare la politica degli Stati Uniti e di Israele verso Gaza e per resistere alle pressioni diplomatiche (avviati dagli israeliani) per fermare la Flotilla», ha affermato Ann Wright, un colonnello Usa in pensione ed ex diplomatico che, nel 2003 ha rassegnato le sue dimissioni come protesta contro la guerra in Iraq voluta dal governo di Washington, che ora fa parte della delegazione che salirà sulla nave americana “Audacity of Hope”. La stessa nave che, nei giorni scorsi, è stata oggetto di un fermo, da parte delle autorità greche, per un’altra ispezione, perché non ritenuta “atta a navigare”, per un esposto contro la nave da parte di un privato. Secondo il Jerusalem Post, dietro a questa denuncia anonima, ci sarebbe l’Israel Law Center, un gruppo legale israeliano. I passeggeri della “Audacity of Hope” si sono appellati al governo greco affinché accelerasse i tempi di controllo e si sono dichiarati pronti a "sfidare la politica USA e d’Israele verso Gaza". Ann Wright il 27 giugno aveva dichiarato che "La nave che abbiamo noleggiato (battente bandiera a stelle e strisce e registrata in Usa, dr) è stata esaminata ed ha subito ispezioni per mesi da tecnici qualificati. Non crediamo ci sia la necessità di una nuova ispezione ma accettiamo che le autorità greche procedano con rapidità in modo che non ci siano altri ritardi nella partenza”.
Com’era del tutto prevedibile, il premier George Papandreou, avendo rapporti molto stretti con Israele (un progetto congiunto per un gasdotto nel Mediterraneo orientale) cerca di boicottare la flotilla, per prendere tempo, rallentando la partenza, con la complicità indiretta degli scioperi di questi giorni, contro le misure pesanti d’austerità decise dal governo, da parte dei lavoratori greci.
Medea Benjamin, uno dei passeggeri della nave e fondatrice del movimento CodePink ha affermato che "Israele ha dichiarato apertamente che sta facendo pressioni sui governi per fermare la Flotilla, e chiaramente la Grecia è un attore chiave dal momento che molte navi partono dalla Grecia".
Sulla nave americana si trova anche Alice Walker, attivista dei diritti civili, scrittrice e vincitrice di un Premio Pulitzer con "Il colore viola". (Lettera di Alice Walzer alla CNN)
Le ultime notizie che ci arrivano attraverso solo i siti di “Nena-news.com” e “Peacereporter.net” riportano ancora una situazione difficile, creata per stancare i militanti in attesa di partire. La pressione israeliana è continua e si materializza sotto forma di continue ispezioni, cavilli burocratici e richieste sempre più gravi alle compagnie di assicurazioni. Quello che è successo alla “Hope of Audacity” è accaduto al cargo greco-svedese-norvegese – spiega Maria Elena Delia – che avrebbe dovuto essere caricato il 28 giugno, davanti ai giornalisti per rispettare il principio di trasparenza. Questo però non è accaduto, il carico è stato bloccato, causa la denuncia di essere “troppo inquinante”. E’ chiaro, quindi, che ogni più piccolo pretesto è buono per prendere tempo e portare sconforto tra i partecipanti.
Le autorità greche hanno ufficialmente comunicato che nessuna nave può lasciare il porto con l’obiettivo di raggiungere la Striscia di Gaza.
Un video sul sito “Ship to Gaza-Sweden” mostra il danno subito dalla nave greco-svedese, la “Juliano”(in onore di Juliano Mer-Khamis direttore del Freedom Theatre di Jenin, assassinato il 4 aprile scorso). L’elica è stata manomessa ed ancora non si sa quando potrà essere riparata.
Gli organizzatori, per tutelarsi di fronte a questi impedimenti burocratici e sabotaggi, hanno inoltrato una richiesta alle autorità e polizia greche di avvio d’indagini e di procedure per garantire la sicurezza delle navi.
Una volta superato questo muro, si potrà constatare quale linea politica vorrà prendere il governo di Atene.
Due navi sono comunque già in viaggio verso Gaza, quella francese “Dignity”, autorizzata dal Governo francese e quella irlandese “Freedom”.
Notizia dell’ultima ora: “un gruppo di cittadini giordani ha acquistato in Grecia una barca per 560mila euro per aggiungersi alla missione e portare medicinali. Per una nave che viene messa fuori uso dai sabotatori, un’altra è pronta a sostituirla, a conferma che le motivazioni dietro la Flotilla «Stay Human» sono profonde e generano nuovi consensi e iniziative”. (Nena-News.com)
Aspettando la partenza di tutto il convoglio, possiamo leggere ogni giorno su “Il Manifesto” il diario di bordo di Vauro, imbarcato sulla “Stefano Chiarini”
Gaza… stiamo arrivando
30/06/2011
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