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UN GIORNO DA RICORDARE di Mirca Garuti
La manifestazione nazionale a Roma del 17/01/09 per denunciare il massacro a Gaza e l’occupazione della Palestina ha ottenuto un risultato positivo ed allo stesso tempo, inaspettato. La partecipazione è stata numerosa: circa 200.000 persone. Contemporaneamente ad Assisi si svolgeva un’altra iniziativa, promossa dal Tavolo della Pace. Gli organizzatori hanno voluto sottolineare che i due cortei non erano in contrapposizione fra loro, ma solo diversi. Mentre ad Assisi erano presenti le istituzioni e varie associazioni (Coordinamento nazionale Enti Locali per la pace, Acli, Agisci, Arci, Cgil, Cisl, Libera, Pax Christi ecc.), a Roma c’era l’anima del popolo palestinese. Gli unici partiti politici, infatti, che hanno aderito alla manifestazione di Roma sono stati il Pdci e Prc e le uniche organizzazioni sindacali erano quelle di base e piccoli pezzi della Cgil (Fiom, Rete28Aprile). Tutta l’organizzazione è stata a carico del Forum Palestina e, poi il tam tam tra le diverse reti ed associazioni, da sempre sensibili al popolo palestinese, hanno contribuito alla sua realizzazione. Erano anni che la questione palestinese non portava in piazza tanta gente! L’elemento nuovo di questa iniziativa è dato dalla significativa partecipazione degli immigrati, prevalentemente arabi. La continua occupazione della terra palestinese e la nuova guerra a Gaza ha unito gli immigrati arabi di diverse nazionalità e, per la prima volta, sono scesi in piazza cittadini italiani insieme ai cittadini stranieri. La cosa straordinaria è proprio questa: la reciproca conoscenza, il parlare, il rispetto contraccambiato porta a scoprire che non siamo poi così diversi! La società civile deve fare questo sforzo se vuole veramente arrivare a dei risultati positivi in opposizione ai governi che invece decidono per il popolo. Un informazione corretta e reale è la chiave che può arrivare a sconfiggere l’ostacolo della guerra tra occidente ed oriente.Occorre, quindi, conoscenza ed accettazione delle diversità altrui. Roma sabato scorso ha accolto, sotto un mare di bandiere palestinesi, il bisogno di tutti gli immigrati di farsi vedere, di gridare i loro diritti, di dire “basta” a tutti i soprusi. Le comunità islamiche hanno dato il maggior contributo di partecipazione, cercando così di allentare la morsa del “terrorismo mediatico” nei confronti dell’Islam. La parola d’ordine della manifestazione è chiaramente anti-imperialista. Nei cartelli, negli striscioni il principio di imperialismo è evidente per spiegare l’aggressione di Israele alla Striscia di Gaza. Il concetto di “Sionismo” significa questo. “Dobbiamo cercare di spiegare non solo al mondo, ma anche agli stessi israeliani che il sionismo è un’ideologia che comporta la pulizia etnica, l’occupazione e ora massicci massacri”. (v. documento di Ilan Pappe”la furia sacrificale di Israele e le sue vittime a Gaza” nel nostro speciale)Moltissimi bambini sfilano con i genitori: è proprio la denuncia dei bambini vittime dei bombardamenti israeliani ad essere una parte importante della protesta. “Giù le mani dai bambini” è infatti lo slogan maggiormente urlato, in italiano e in arabo. Su molti cartelli si trova un “No 729” che – ha detto Vittorio Arrigoni in un intervento registrato da Radio Città Aperta trasmesso dal palco in Piazza di Porta San Paolo – “deve diventare il nostro mantra”. La manifestazione termina proprio in Piazza Porta San Paolo, luogo simbolo della Resistenza antifascista e antinazista a Roma.Questa giornata rimarrà nel cuore di tutti i partecipanti come un esempio di lotta comune contro le barbarie imperialiste che ancora continuano con il consenso di molti governi.
LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE
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