KURDISTAN: UN UOMO E IL SUO VIAGGIO
Racconto di un ReporViaggiatore di Alkemia in terra di conflitto
E' da tempo che seguiamo i conflitti medio orientali di cui quello Kurdo, come quello Palestinese, non trova soluzione. Una luogo non lontano da noi, dove l'avanzata dell'ISIS ha ancora maggiormente messo alla prova la sua popolazione repressa e sottomessa dal governo turco. Il conflitto Siriano ha provocato masse di popolazioni in fuga dalla Siria e dall'Iraq che si concentrano in grandi campi profughi al confine e dentro il territorio curdo. Sono già oltre 5 milioni i profughi che hanno lasciato le loro case e le loro terre.
Numerosi sono i volontari che si sono recati in quei territori, tra cui la nostra amica Silvia Todeschini che scrive sul suo blog (http://libera-palestina.blogspot.it/) e SPAS (Thomas Pepe), il nostro reportviaggiatore di Alkemia, così ci piace definirlo, che proverà a raccontarci e renderci partecipe di quello che sta avvenendo e vivendo oggi in quei territori, con quelle popolazioni.
6 maggio 2015 – Mercoledì 14:44
Partenza. È difficile parlare di partenza. Il concetto di partenza è sempre cambiato col passare degli anni e delle società. Il '700 ha visto nascere il viaggiatore, colui che non era più né pellegrino né mercante e viaggiava per conoscere. Nell'800 si partiva per le grandi passioni e di solito si trattava di politica o di scienza. Dall'inizio con le campagne napoleoniche, con il concetto successivo di socialismo, internazionalismo e mutuo soccorso, per unificare l'Italia, per creare la "Comune"...
Il '900 ha visto poi la nascita del detto "partire è un po' morire" con le crisi e l'emigrazione, con le guerre mondiali e l'oppressione del concetto di patria e nazione. Con la pace e l'affermazione del consumismo la Partenza si è riempita di edonismo, mentre oggi si parte per sentirsi liberi dal lavoro, per fare finta di non essere schiavi.
Dunque oggi parto, per ritrovare quel gusto di abbracciare un ideale lontano.
14 maggio – Giovedì 16:58
Suruç oggi sembra molto tranquilla, da 2 giorni non ci sono più i blindati della gendarmeria turca. La politica la fa da padrone e si sente la pressione per le elezioni che si avvicinano. Parlando con gli attivisti c'è molta tensione per la nuova legge presentata da Erdogan che darebbe poteri speciali alla polizia. In fondo c'è calma ora che il fronte si è allontanato ma resta una grande incertezza per il futuro. Nei campi le tende si stanno smontando mano a mano che la gente torna a Kobane e prova a riappropriarsi della città. Qualcuno non trova il suo posto nemmeno lì e ritorna al campo o emigra.
16 maggio – Sabato 17:46
Vi scrivo mentre sono in attesa di un responso. Ho appena portato una donna del campo in ospedale per forti dolori addominali. Speriamo non sia nulla. Tutto qui sembra appeso ad un filo ed anche un semplice mal di pancia potrebbe rivelarsi un problema serio. Non solo per questa donna.
17 maggio – Domenica 16:35
In Turchia-Kurdistan la domenica è giorno di festa come nel resto dell'Europa. Negli ultimi due-tre giorni il tempo si è sistemato definitivamente sul bello e comincia a fare veramente molto caldo. Nel campo i bambini giocano con le fontane dell'acqua, quando funzionano. Spesso ci sono blackout elettrici e di conseguenza anche dei blocchi nella distribuzione dell'acqua dai serbatoi al campo. Il problema per adesso non è serio perchè tutti hanno delle riserve che riempiono durante la giornata. Un altro problema affrontato in questi giorni è stato quello della sanità: carenza di dottori. Durante la scorsa settimana c'è stata una visita medica al campo ma ieri, quando ho condotto la donna in ospedale, non era presente nessun dottore ed è stato necessario trasportarla, dopo le analisi, in un altro nell'ospedale centrale di Urfa a 35km di distanza.
Il paese mantiene una grande calma e tutti aspettano il giorno delle elezioni, la polizia ha smobilitato molti mezzi che erano distribuiti da una decina di giorni. Ora restano un paio di autoblindo che circolano senza apparente senso. Nessuno ne parla ma tutti lo pensano: l'unica speranza per questo popolo è che l'HDP passi il 10%. Solo così potrebbero rivendicare in modo serio i propri diritti e riaprire i trattati di pace intrapresi nel 2013 dal PKK e mai sorretti dal governo turco.
20 maggio – Mercoledì 21:51
La macchina con cui sono partito dall'Italia, per ora regge! Siamo al campo di Şengal o altrimenti detto Goluçek, ieri un'altra decina di famiglie sono partite perché hanno trovato lavoro nei campi, per la raccolta di ortaggi nella zona di Adana. Oggi siamo stati a Merdin, estremo est di Urfa, per intervistare una yazida tedesca. Una dei volontari al campo (ora siamo in tre io e due tedeschi) si è appena laureata come giornalista ed è andata a chiedere informazioni su questa associazione che fornisce infrastrutture ai fuoriusciti yazidi. L'altro volontario arrivato da un paio di giorni in camper da Amburgo è un laureato in ingegneria che vorrebbe raggiungere l'Afrin per poter lavorare in qualche modo al progetto del Rojawa.
A Soruç due giorni fa, sono arrivati dei torinesi che grazie alle feste organizzate nel centro sociale hanno raccolto fondi per organizzare una carovana di medicinali per Kobane. Sono arrivati in Iraq dalla Turchia ma sono stati fermati dai Peshmerga al confine e così sono dovuti tornare indietro. Ora stanno cercando di riorganizzarsi qua da Soruç.
La quotidianità non è quasi mai noiosa da queste parti. Sono molti quelli che si sono stufati di stare davanti a una tv e vogliono invece essere partecipi e forse in qualche modo sentirsi parte di un rinnovamento sociale.
21 maggio – Giovedì 17:00
Oggi ho saputo che due ragazzi di Torino sono stati arrestati mentre cercavano di rientrare in Turchia. Al momento sono nel carcere di Urfa dove dovrebbero essere assistiti da un avvocato kurdo, in genere si tratta di pagare una multa e si viene espulsi per due anni.
Nel nostro campo profughi oggi è arrivato in visita il governatore di Kobane, ha invitato le famiglie del campo a tornare in città perchè stanno lavorando per sistemare le cose. Sembra che il problema maggiore rimanga l'acqua e l'elettricità ma è stato allestito un campo per chi volesse tornare. In definitiva le condizioni del campo di Kolunçek non sono poi molto migliori. Probabilmente per tutti questi avvenimenti la polizia è tornata in massa a presenziare il paese.
23 maggio – sabato 22:03
Ormai ho visto che la notizia è stata ben divulgata.
(vedi: http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/05/27/news/di_nuovo_a_torino_i_due_ragazzi_arrestati_a_kobane_ma_torneremo_-115410257/ ).
Purtroppo mi pare che chi viene da queste parti pensa di venire a giocare, a dimostrare di essere più in gamba di altri, forse.
Qua si trovano appese al muro le foto di ragazze uccise dalla polizia mentre attraversavano il confine per unirsi alla lotta.
Se vieni e vuoi vedere Kobane trovi chi ti aiuta, lo fa gratis perché vuole che si parli della situazione e che questa venga divulgata il più possibile. Se vuoi passare la frontiera lo puoi fare perché ai turchi non importa un fico secco di chi attraversa in direzione di Kobane ma ha tutto l'interesse, vuoi di prestigio personale, vuoi per abnegazione, vuoi per ostentare motivi di sicurezza, di non farti entrare in Turchia di nascosto. C'è da dire anche che qua hanno chiuso le frontiere agli occidentali per un motivo politico, allo stesso tempo, sempre per motivi politici, non possono pensare di lasciare libero passaggio alle formazioni di Ypg o Ypj che si spostano. Comunque, se vieni fermato e arrestato devi considerarti fortunato e lasciar perdere le frasi a effetto. I kurdi non hanno mai avuto toni disperati o particolarmente allarmati, in questo senso. E' normale che ti arrestino e loro lo sanno bene.
Ho avuto molta gente che mi ha ringraziato quando spiegavo perché non avevo interesse ad andare a Kobane. I responsabili per gli aiuti sono anche qua nella municipalità di Soruç.
29 maggio - Venerdì 15:35
Qua tutto nella norma. Ti mando un paio di foto tra cui la frontiera con Kobane presa stamattina, la sede dell'HDP di Batman, i bambini del campo dove abbiamo fatto aquiloni (certi cazzotti per prendere i pezzi di corda sembrava di essere al fronte).
Nel campo le condizioni peggiori riguardano le toilette. I bagni sono in condizioni terribili perchè quelli che dovrebbero essere chiusi, visto che il numero di persone è molto diminuito, continuano a essere utilizzati. Vengono usati come cessi ma anche come luoghi dove giocare dai bambini, quindi acqua ovunque, sassi nelle turche, porte sfondate a sassate e tutto il liquame che si sparge intorno. E' difficile dire se questa situazione sia dovuta all'imminente chiusura del campo o se è sempre funzionato così. Mi hanno detto che avevano anche messo dei barattoli per l'acqua nelle turche ma pare che li abbiano fatti sparire tutti rapidamente, anche sotto le gonne.
Non esiste attualmente, alcun mezzo per la pulizia personale (qua non esiste neanche la carta igienica) ne per la pulizia della latrina. Odori nauseabondi molto forti si accumulano fino dalle 7 di mattina quando la squadra dei ragazzi delle pulizie inizia il suo lavoro.
A parte l'igiene il campo soffre anche per la mancanza di mezzi di trasporto, siamo a 10km da Soruç ed è un problema per le persone che ogni giorno devono muoversi per trovare qualche lavoro o anche solo per rifornirsi di approvvigionamenti propri. All'inizio il campo era fornito di 2 corse diverse di minibus mentre ora ne è rimasto solo uno. Sembra che il campo sia allestito con un progetto di "Medici senza frontiere" i quali si appoggiano a associazioni locali per fornire i responsabili da inviare sul posto che abbiano funzione di interpreti e di controllori delle riserve e della pulizia. I responsabili del nostro campo sono piuttosto giovani e male addestrati o comunque con veramente poca volontà di collaborare con i profughi. Accettano molto volentieri i volontari esteri perchè altrimenti spenderebbero il 90% del loro tempo guardando le proprie foto su facebook. L'esperienza nel campo può servire senz'altro per una buona carriera e per diversi di loro è l'unico motivo per il quale vi restano. Del resto si sa, nelle zone di guerra, vige l'arte dell'arrangiarsi.
Abbiamo fatto un piccolo viaggio un paio di giorni fà verso Batman e Dyarbakir. Nella grande città di Dyarbakir la polizia mantiene i controlli sulle strade e dove ha le proprie sedi. In serata, sono a tappeto sulle strade della periferia. E' l'unica città, tra cui Soruç, in cui si senta in maniera oppressiva la presenza e la coesistenza dello Stato con una forza popolare importante e pericolosa per i turchi.
1 giugno - Sabato 16:15
Ieri ho fatto un giro verso il confine, nessuno della polizia ha brontolato, ho fatto anche qualche foto a un paese vicino. Gli abitanti mi hanno raccontato di quando è iniziato il conflitto lo scorso settembre e l'esercito aveva preso posizione tra le case obbligando gli abitanti a trasferirsi a Soruç. Durante i giorni seguenti qualche proiettile nei muri, un colpo di mortaio finito nei pressi ma nessuno si è impressionato. Per loro la vita continuava come se nulla fosse. E' difficile per me capire...
Oggi ho incontrato il responsabile dell'HDP locale per seguire i lavori delle elezioni e domani alle 10 dovrei poter andare con loro: devono controllare documenti in giro.
3 giugno – Mercoledì 20:19
La battaglia dell'YPG-YPJ si è spostata sul fronte orientale cioè verso la zona di Agçakale. Questo paese è famoso nella zona per essere quello dove sono stati rapiti i due giapponesi uccisi dall'ISIS nei mesi scorsi. La popolazione del villaggio è in maggioranza araba e simpatizzante ISIS ma questo non è il solo motivo per cui rapire degli occidentali visto che principalmente per queste persone si tratta di merce. Sembra che ormai il conflitto sia alle porte del paese, strategico per essere uno dei luoghi di confine e di passaggio tra Turchia e Siria, e dalle colline turche i cecchini prendono di mira le truppe kurde. Si può vedere un ottimo report aggiornato sul sito : http://en.wikipedia.org/…/Template:Syrian_Civil_War_detaile…
Ieri per la prima volta ho visto dei militari in uniforme e completi di accessori nella periferia nord di Soruç, spero che non sia indicativo di una situazione in evoluzione al peggio. nei commenti si dice che tutto si vorrebbe fare in maniera pacifica, e mai ci hanno provato come in queste elezioni, ma per i Turchi è facile poter trovare ogni scusa perchè questo non avvenga.
La mattina è iniziata con il passaggio dato a un'anziana beduina che mi ha fatto un braccialetto di corda e intonato una canzone sciamanica mentre la portavo a Soruç...speriamo che serva a qualcosa! L'intonazione del canto era struggente con singhiozzi come di un pianto, tanto che mi sono preoccupato, ma alla fine ha concluso con alcune parole e una benedizione quando siamo scesi dalla macchina. E' stato un vero peccato non conoscere la lingua e poter interpretare quello che ha cantato ma anche questo può succedere ai confini della società occidentale.
Una volta a Soruç negli uffici della municipalità per confermare l'adesione alle elezioni ho incontrato 3 italiani di ritorno dal confine. Noi italiani siamo stati i primi e per ora gli unici a poter passare con un permesso governativo ottenuto anche grazie a un consenso delle nazioni unite. Si tratta della staffetta sanitaria organizzata dal gruppo "Rojawa calling" formatosi lo scorso novembre a opera di numerosi gruppi, associazioni, centri sociali e cittadini. Nei progetti del gruppo ci sono tre situazioni fondamentali da affrontare e aiutare: la questione medico sanitaria, le attività ludico-educative, la ricerca di interlocutori governativi e politici (ad esempio la promozione dei gemellaggi con Kobane avvenuti negli ultimi tempi). Il coordinamento dei progetti con la situazione in loco avviene grazie alla "Mezzaluna Rossa per il Kurdistan" costituita a Livorno. Da Roma, città di appartenenza dei medici che ho incontrato oggi, sono partite 4 staffette con il trasporto di materiale vario tra cui un endoscopio, vestiti, medicinali, gruppi elettrogeni, alimenti. Quello che oggi è rientrato a Soruç si occupava di formazione del personale medico dentistico, l'educazione sanitaria e non ultima la cura dei pazienti. Ne fanno parte Caterina, infermiera, Renato, medico dentista, e Fabio, giornalista. Il periodo del lavoro è stato compreso tra il 28 maggio e il 3 giugno all'interno di un poliambulatorio chiamato ospedale in cui si trovava solo una poltrona da dentista rotta e nient'altro. Il personale locale era composto da un'infermiera e una specializzanda in odontoiatria che hanno assistito il personale italiano e hanno imparato alcune tecniche. L'energia elettrica in città è razionata (ma questo avveniva anche in Siria negli anni passati durante i periodi più caldi) e nell'ambulatorio non esiste per niente quindi non è stato possibile occuparsi di operazioni complesse che prevedono la trapanazione e l'utilizzo di resine composite; ne risulta anche un problema molto importante legato alla sterilizzazione dei ferri chirurgici (problema prima inesistente perchè non considerato!!) che i nostri hanno risolto con una buona pentola a pressione. La sterilizzazione e l'utilizzo di tecniche che prevedano una profonda pulizia e igiene dei materiali e delle persone è stato uno dei punti fondamentali del progetto poichè è necessario che in ogni situazione la cura dell'igiene diventi scrupolosa visto la situazione d'emergenza in cui la città nel suo complesso si trova e per questo sono stati allestiti alcuni cartelli che, in kurmanji e arabo, invitano tutti a lavarsi i denti e affrontare piccole operazioni di igiene personale. Domani li porterò a visitare il campo per avere anche una loro opinione in merito.
5 giugno - Venerdì 14.19
Ho conosciuto un amico combattente di Karim-Marcello, lui mi ha parlato degli scontri sul confine con Agçakale.
Ieri sera c'è stato un grande incendio intorno a una quindicina di km ben visibile dal nostro campo. Il fronte era molto ampio vista la distanza e ha bruciato per oltre 2 ore... Oggi abbiamo partecipato al funerale di un partigiano dell'YPG di cui vi ho mandato una foto. Non so se esiste un nesso tra le due cose. Tra poco arrivano in visita alcuni dei compagni venuti per fare gli osservatori nel collegio di Urfa quindi non so se riuscirò ad aggiornare le notizie.
7 giugno - Domenica 11.40
Ieri è stata una giornata di chiacchiere. I compagni italiani arrivati con la mezzaluna rossa per il kurdistan sono stati portati a visitare le varie sedi Hdp tra cui anche Soruç. Tra gli appuntamenti anche un incontro con la sindaca di Soruç e non mi sono lasciato scappare l'occasione di chiederle cosa hanno in mente per il futuro dei campi che ora stanno vivendo da una decina di giorni in completa anarchia. La risposta è stata che non ci sono progetti visto che la gente deve tornare a casa, i soldi e il tempo ultimamente è stato investito nelle elezioni, ci dovrebbe essere una unità di crisi che si occupa dei campi (ma ultimamente non si è fatta viva). Insomma, ci sono circa 400 anime tra madri, figli e qualche anziano, che devono andarsene perché non è previsto nessun tipo di assistenza nel futuro. Ieri mentre gli osservatori arrivati a Urfa erano in giro verso alcune sedi HDP il loro autobus è stato fermato e sequestrato per non essere in regola con il bollo: a quanto pare sono seguiti anche da angeli custodi.. Per fortuna a noi non è mai successo di avere a che fare con controlli o problemi con la polizia perché anche se tutto è in regola non si sà mai in questo periodo.. Oggi giornata di elezioni. Altoparlanti che danno dati in continuazione nelle sede HDP. In strada il traffico è ridotto a pochi mezzi, sembra improbabile da queste parti. La via centrale è transennata sui lati per impedire il parcheggio. Noi aspettiamo in caldo afoso senza neanche il conforto del “çai” perchè tutti gli attivisti, addetti al thè compresi, sono a fumare sigarette o in piedi intorno ai tavoli dove si tengono i conti.
7 giugno - Domenica 16.19
Abbiamo fatto un giro tra i seggi del comune, purtroppo il gruppo di italiani di Urfa è stato preso e portato solo in un paio di seggio quindi reimbarcato per la città. Visto che si erano divisi in gruppi ho notizie di quelli che sono andati verso il confine siriano e che hanno avuto contatti con una realtà piuttosto articolata con gente che si è presentata con la pistola al seggio, esponenti HDP espulsi dai seggi, etc. Grazie alle discussioni dei giorni scorsi sono invece riuscito a seguire il sindaco e un paio di consiglieri nei vari seggi comunali in cui i problemi non sussistono a parte la carenza di voti. Il seggio elettorale di Soruç è blindato dal punto di vista politico, tanto che la sindaca mi ha fatto fare foto anche dove la polizia me lo aveva proibito, la gente si è messa davanti alla porta e ha chiuso fuori i poliziotti! Intanto tutti i blindati di Soruç si trovano per strada sulla via principale in una dimostrazione di forza che non avevo mai visto prima durante la mia permanenza. Adesso aspettiamo la conta.....
Vi invio altre foto del percorso elettorale...nessun registro diplomatico ma solo l'affetto dei Kurdi!
8 giugno - Lunedì 11.47
Ieri è stata una grande giornata, di grande attesa ma anche di grande gioia. Ogni volta che in tv passavano i risultati parziali delle città kurde con cifre "bulgare" per l'HDP la gente urlava di gioia. Dal 70 all'80% di consenso in quasi tutte le grandi città kurde e zero seggi per l'HKP era il massimo per queste persone abituate a essere in secondo o terzo piano in politica se non in prigione per reati fittizi. Si può solo cercare di far vedere con alcune foto l'attesa...e quando sono arrivati i primi risultati....è iniziata la festa!
11 giugno - Giovedì 10.35
Il voto ha infiammato tutti, le strade si sono riempite di bandiere con i colori del kurdistan, cosa che da sola avrebbe portato tutti in galera all'istante, e i kurdi ora si sentono orgogliosi e più forti. I compagni che erano venuti come osservatori sono ritornati in Italia e mentre erano qua hanno aiutato a creare una specie di network tra aiutanti che forse porterà lontano. Personalmente non ci sono stati grandi problemi durante le elezioni ma in un seggio della provincia meridionale di Urfa una delle delegazioni ha incontrato un sostenitore piuttosto accanito di Erdogan che gli ha voluto mostrare bene la pistola che portava a fianco. Tra i presenti i giornalisti Alessandro Pane e Antonio Michele Storto (http://www.eastonline.eu/it/opinioni/open-doors/il-kurdistan-turco-che-ha-sconfitto-erdogan-alle-urne)
Per quanto riguarda le YPG sembra che ci siano una dozzina di Italiani combattenti entrati dal confine iraqeno, gli americani che si battono con loro sul terreno sono circa una ventina mentre sono molti i francesi venuti probabilmente invitati dalla faccenda di Parigi..
Il campo si stà attestando in una situazione di stallo con quattro famiglie che ieri sono tornate a Kobane, appena hanno riaperto il confine, e con alcuni volontari nuovi. Ieri sono arrivati al campo sette ragazzi sui vent'anni provenienti da una scuola preuniversitaria del Canada ma appartenenti a diverse nazionalità (Turchia, Iran, Palestina, Grecia, Afghanistan) vogliono aiutare, vivere una situazione aliena alla loro personale esperienza, in qualche modo. Purtroppo il periodo non consente di vivere bene questa esperienza vuoi per le condizioni igieniche (interruzioni continue di energia elettrica e quindi di acqua rendono tutto meno sopportabile) vuoi per le poche persone che tutt'ora sono nelle tende del campo.
13 giugno - Sabato 23.35
Il compagno Aram (detto anche "aRambotan") ha finito dopo un mese e mezzo la scuola militare delle YPG-YPJ. La sveglia è alle 4 del mattino per fare un'ora di corsa e allenamenti vari. La mattina esercitazioni militari, uso delle armi e la sera scuola politica con assemblee e condivisione dei compiti. Prima di dormire danze e canti curdi tutti insieme con un po' di pudore: nella scuola e nell'esercito sono severamente vietate le relazioni tra reclute che possono essere causa di dissapori, discussioni o rivalità interne. Aram è lombardo, uno dei tanti ventenni sfruttati dal mondo del lavoro italiano fatti di imprenditori che falsificano le fatture, abbassano il salario fino alla fame e si lamentano delle tasse. Come me ha preferito fare i bagagli e partire piuttosto che impazzire in un paese di parole. Ieri notte e l'altro ieri ci sono stati forti bombardamenti sulle colline a sud del campo e in serata è arrivata la notizia che tell Abijad è ormai liberata. Se riescono a unire il fronte tra Iran e l'Eufrate si aprirebbe la strada della nazione unita fermando anche i rifornimenti che la Turchia offre al Daesh. Aram dovrebbe arrivare da quelle parti e magari riuscire a unirsi con la compagna italiana che dovrebbe essere sull'altro lato, entrata in kurdistan dall'Iraq. L'addestramento ha previsto lo smontaggio di fucili e qualche fucilata, l'uso di armi anticarro, il lancio di granate; quest'ultime costituite da lattine aperte a metà, riempite di TNT e quindi chiuse a vite e sigillate da pellicola, oppure, quelle incendiarie chiuse con nastro colorato. La maggior parte di esercitazioni prevede un minimo di spari e lancio di granate, perlopiù di pietra per risparmiare le munizioni per il fronte. Si mangia 3 volte al giorno visto che è una scuola: alle 5, alle 12 e alle 17 ma il problema è sempre quello di abituarsi al cibo e all'acqua: la scuola ha una turca ogni 10 ragazzi. La lingua è un'altra parte del problema ma per fortuna nelle brigate c'è sempre qualcuno che ha lavorato all'estero, ci ha studiato o ne proviene.
18 giugno - Giovedì 18.55
Niente da fare, oggi ho fatto l'ultimo tentativo per ottenere un visto governativo di accesso alla frontiera di kobane. Ho speso circa quattro ore aspettando di avere una risposta decisa attraverso alcuni amici dell'HDP che hanno incarichi istituzionali. Non c'è possibilità che il governo rilasci niente, neanche dopo le elezioni, anzi. Il dopo elezioni è ancora tutto un gioco di parti in cui ormai ci si aspetta che Erdogan si allei con l'MHP, naturale fratello politico, cui si aggiunge la grande avanzata dell'YPG-J che ha ormai chiuso tutti i punti di frontiera tra Kobane e l'Iraq. Una medicina molto indigesta per il sultano turco. Ora che non possono più aiutare direttamente lo stato islamico che succederà? La partita a scacchi prosegue... Adesso come adesso non posso più fare altro da questa parte del campo e anche dall'altra in realtà sono necessarie persone più qualificate e molti soldi. Ultimamente la mia mansione più importante al campo è quella di accompagnare donne e bambini dal dottore in città ogni mattina: in centro c'è l'unico dottore che parla arabo e che quindi può capire quali sono i sintomi che accusano i malati (gli esuli di kobane sono siriani, quindi parlano arabo oltre al kurdo, mentre i dottori sono in maggioranza turchi e forse qualcuno a fatica parla kurmanji). Altre due famiglie mi hanno detto ieri che lasceranno il campo per tornare a casa e se ancora questa non è ricostruita ci potrà essere posto nel campo di accoglienza della città. Ormai a situazione sanitaria è difficile a descrivere anche perchè sarà un caso ma ogni mattina fino alle nove non arriva acqua e, una volta passato il momento delle pulizie, nessuno se ne occupa più. Ultimamente alcune donne, solo loro lavorano in "casa", hanno preso il toro per le corna e fanno un giro di pulizie rapido. Spero solo di poter tornare a vedere come si sistemeranno tutti quanti.