“NUBI
D’AUTUNNO”……..SU GAZA
Siamo
in autunno, quindi è doveroso modificare il nome
dell’operazione militare estiva, “ Pioggia d’Estate”,
da
parte d’Israele nei confronti del popolo palestinese!!
Il
tempo passa ma non passano le oppressioni, il perseguire in modo
assolutamente intollerabile questa popolazione nella striscia di
Gaza.
Ultima
strage: 08 novembre Beit Hanun 18 morti fra cui 8 bambini e 5 donne.
Beit
Hanun, città a nord di Gaza, città stremata, dove
l’esercito israeliano si era ritirato solo da due giorni dopo
un’occupazione di una settimana, provocando la morte di circa 60
palestinesi, solo in parte miliziani. All’alba di quel terribile
giorno diverse deflagrazioni investirono un rione periferico della
città. Furono danneggiate almeno 7 case, le abitazioni, in
quel momento, erano occupate da intere famiglie immerse nel sonno. Le
strade del rione “sembravano un macello”, riferiscono fonti
locali, erano cosparse da pozze di sangue. Beit Hanun è stata
subito ribattezzata “la città martire”.
“ Errore
tecnico” ha affermato Ehud Olmert.
“Malaugurato
incidente durante un’operazione militare” ha commentato il
ministro degli esteri Tzipi Livni con il ministro italiano Emma
Bonino.
Dunque
non c’è stata una precisa volontà di uccidere, è
stato un errore di guerra, e gli Stati Uniti hanno quindi messo il
veto per bloccare una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza
dell’Onu di condanna nei confronti d’Israele. La risoluzione,
promossa dal Qatar a nome dei paesi arabi, era “ prevenuta contro
Israele e motivata politicamente, ha dichiarato l’ambasciatore Usa
John Bolton. Non aiuta nel percorso di pace israelo-palestinese. E’
la seconda volta nel 2006 che gli Usa ricorrono al veto per bloccare
bozze di risoluzione sull’attività d’Israele a Gaza
(l’estate scorsa era stata presentata una proposta che censurava la
reazione dell’esercito israeliano per la cattura di un proprio
soldato). Nella prima bozza era stato chiesto un cessate il fuoco
immediato da parte d’Israele e l’invio di osservatori Onu, ma
alla fine il testo è stato rivisto e questo riferimento è
stato cancellato. Si chiedeva quindi alle autorità palestinesi
di prendere misure immediate per porre fine alla violenza, incluso
anche il lancio dei razzi sui territori d’Israele. Inoltre si
faceva appello alla comunità internazionale di fare passi per
stabilizzare la situazione, riavviare il processo di pace in Medio
Oriente e considerare un meccanismo internazionale per la protezione
dei civili.
Ma
anche questa bozza è stata bocciata forse perché
prevedeva ugualmente una condanna d’Israele ed una richiesta di
ritiro da Gaza, inaccettabile per gli Usa!!!
Mercoledì
15/11 si è riunito nelle terza sessione di due settimane il
Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che sostituisce
dal maggio scorso la vecchia e screditata Commissione per i diritti
umani, in una sessione speciale. La richiesta di tale riunione,
appoggiata da 24 dei 47 stati membri del Consiglio, da parte di
alcuni stati arabi e mussulmani, dovrebbe servire a riflettere e
decidere un’azione contro le gravi violazioni dei diritti umani,
causate dalle incursioni militari israeliane nei territori
palestinesi occupati.
Purtroppo
non dobbiamo nascondere tutte le perplessità
sull’imparzialità del “nuovo” Consiglio che sembra sia
già dominato dagli stessi scontri di natura politica che hanno
reso impossibile il funzionamento della “vecchia” Commissione.
Quello
che preoccupa è proprio l’indifferenza con la quale si
vivono queste situazioni. La mia reazione personale è quella
invece di non fermarmi, di continuare a parlare, di lottare, di fare
informazione, sempre.
E’
anche quello che sostiene Gideon Levy, giornalista israeliano di
Ha’aretz, uno dei pochi che racconta la vita dei palestinesi sotto
occupazione.” Perché i nostri ragazzi, si chiede Levy,
quando si tratta di affrontare i palestinesi diventano così
disumani? Perché la routine li corrode dentro, li porta a
dimenticare che gli arabi sono esseri umani come loro. Da quando ho
realizzato quello che stava succedendo, ho cominciato a raccontare
senza sosta. Il cancro che ci corrode, più minaccioso di
qualunque terrorismo è l’occupazione di un altro popolo”.
Negli
ultimi sei anni, Israele ha ucciso 2.300 abitanti di Gaza, fra questi
sono compresi i 300 ammazzati nei quattro mesi da quando, il caporale
israeliano Gilad Shalit, il 27/06 è stato catturato da
combattenti palestinesi. La maggior parte delle vittime sono civili,
molti sono i bambini. Le uccisioni avvengono quotidianamente, con il
fuoco del cecchino e del carro armato, con le bombe dal cielo e dal
mare e con le squadre segrete in abiti civili inviate nei territori
arabi a compiere agguati. Ogni casa porta tracce dei proiettili o
delle cannonate israeliane. La vita quotidiana dei palestinesi è
pesante, piena di difficoltà, anche le cose più
naturali, come conservare il latte per i propri figli senza
frigorifero, causa la voluta mancanza di elettricità, in pieno
agosto, diventano impossibili e disperate. Case bombardate, ulivi
bruciati, coprifuoco, umiliazioni ai posti di blocco, i chilometri di
strada in più da fare per andare al lavoro, dal medico, da un
amico, tutto questo è quotidianità.
“ La
volontaria ignoranza della realtà dell’occupazione,
l’autogiustificazione e la convinzione di essere delle vittime,
sono sentimenti condivisi dalla maggior parte degli Israeliani, ed è
contro questo e a causa di questo che dice Levy di dover scrivere,
per fare in modo che nessuno possa dire: non sapevo”
Per
quanto tempo si permetterà che continui questo macello? La
capacità di Gaza di resistere è leggendaria, ma perfino
i più forti, coraggiosi tendono a cedere quando non possono
più dar da mangiare ai figli ed hanno la casa ridotta in
macerie. In Cisgiordania la situazione è meno violenta ma
altrettanto disperata. Secondo i funzionari dell’Onu, il
territorio è stato frantumato da non meno di 528 posti di
blocco militari israeliani (un aumento del 40% da agosto) che
limitano quindi la libertà dei palestinesi di spostarsi. Non
solo il territorio è stato spezzato in tre regioni, ma anche
all’interno di ciascuna zona le comunità sono isolate l’una
dall’altra. Mentre l’economia ristagna e la popolazione soffre,
il muro di separazione continua ad ingoiare terra palestinese e
decine di colonie illegali godono invece di un boom edilizio.
E’
molto importante, in questo contesto, anche citare alcuni passaggi
del documento messo in rete l’08/11 dal Comitato Esecutivo di EJJP
( Ebrei Europei per una pace giusta): “ secondo la Carta delle
Nazioni Unite, Israele, come ogni altro paese della comunità
internazionale, deve essere giudicato, considerato responsabile e
dissuaso dall’imporre guerre non dichiarate, dall’uccidere
civili, dal devastare la natura, dal distruggere le attività e
l’infrastruttura dei popoli al confine. Come cittadini europei, non
vogliamo restare in silenzio di fronte a crimini commessi contro una
popolazione prigioniera e sotto occupazione. Come ebrei, non
commetteremo lo stesso errore che abbiamo spesso rimproverato ad
altri:restare in silenzio di fronte a crimini contro l’umanità.
E’ essenziale che l’Unione Europea intraprenda passi concreti,
decisi ed imparziali, per costringere Israele ad aderire alla legge
internazionale. E’ evidente che i paesi d’Europa dovrebbero
interrompere le relazioni amichevoli ed i legami commerciali con
Israele, fin tanto che non rispetti i diritti umani fondamentali e
continui con i crimini di guerra. “
Di
fronte a tutto questo invece il nostro ministro degli esteri D’alema
da Pechino ha risposto con fastidio alle obiezioni di alcuni
esponenti della Comunità ebraica, “ Io contro Israele? E’
solo una caccia alle streghe”.
D’alema
respinge con fermezza l’accusa di unilateralismo: “ ma se
l’Italia sta applicando l’embargo verso i palestinesi! Certo non
è una posizione equanime, ma siamo dalla parte di Israele, non
abbiamo nessuna relazione con i governo di Hamas e non lo
riconosciamo”.
“Detto
questo, sottolinea ancora D’alema, di fronte alla reiterata
uccisione di civili, ho il diritto di dire che è umanamente e
politicamente controproducente per Isaraele, interpretando la volontà
della stragrande parte degli italiani”.