POSSIAMO PARLARE DI
GENOCIDIO?
Mentre la sacralità dei simboli di
una città quale Gerusalemme viene impunemente calpestata e violata; mentre il
suo patrimonio mondiale di cultura e di fede viene spregiato e distrutto per dar
vita alla meschinità di un sogno esclusivo.
Mentre la città di Nablus è assalita,
devastata ed insanguinata dall’esercito israeliano, ci giungono drammatici dati
dell'olocausto palestinese.
Le cifre fornite dal Palestinian
State Information Service e confermate dalle notizie comunicate dalla
molteplicità delle organizzazioni internazionali presenti negli OPT per la
verifica del rispetto dei diritti umanitari, israeliane incluse, ci prospettano
un quadro di una tale gravità, che solo governi ed istituzioni, cieche e sorde a
qualsiasi senso di giustizia, possono sopportare senza essere schiacciate dal
grido di dolore sprigionato da tutto un popolo il cui diritto all'esistenza
viene così costantemente negato.
Dal 28 settembre del 2000, data di
inizio della seconda Intifada, quella di Al-Aqsa, al 31 gennaio del 2007 il
numero dei palestinesi uccisi per mano dell'esercito israeliano ammonta ormai a
5.050 persone, fra uomini, donne e bambini, la quasi totalità civili morti sotto
i colpi dell'artiglieria israeliana, dei missili lanciati dagli elicotteri o
dagli aerei israeliani o sparati dalla navi israeliane. 937 è il numero dei
deceduti tra i minori di età inferiore ai 18 anni; 481 quello degli omicidi
mirati; 351 sono le donne assassinate; 150 gli ammalati - prevalentemente
bambini ed anziani – deceduti ai posti di blocco in quanto le autorità
israeliane hanno impedito loro di raggiungere gli ospedali o i centri di cura.
66 sono le vittime delle aggressioni
dei coloni ebraici; 36 sono i medici o il personale sanitario o della protezione
civile uccisi mentre prestavano soccorso ai feriti; 9 i giornalisti, fotografi
ed operatori dell'informazione assassinati mentre testimoniavano le aggressioni
israeliane; 220 gli sportivi soppressi.
L'Ong israeliana B'Tselem ha rivelato
che dei 660 palestinesi uccisi nel solo 2006, ben 322 ( più del 48 % del totale)
erano bambini, o uomini e donne, disarmate e completamente estranee agli scontri
o ai combattimenti.
A tutti questi morti vanno aggiunti
49.760 feriti, di cui solo 4835 hanno potuto usufruire di cure sanitarie di
primo soccorso sul posto. 10.400 prigionieri sono detenuti nelle carceri
israeliane, nei centri di detenzione e di tortura, nelle celle dei posti di
polizia e di questi 553 sono prigionieri da prima dell'inizio della seconda
Intifada. Di essi, 1150 sono malati cronici. 1175 sono studenti o universitari
detenuti e tra loro ci sono 330 minorenni, mentre si contano 106 insegnanti o i
dipendenti del ministero della pubblica istruzione maschi imprigionati, in
aggiunta alle 118 che sono invece di sesso femminile.
Non meno drammatico è stato
l'intervento distruttivo dell'esercito israeliano di occupazione sul patrimonio
abitativo palestinese, se si considera che, fino al 31 luglio 2006, 30.871 case
sono state distrutte totalmente e di esse 4.785 erano localizzate nella Striscia
di Gaza, mentre 72.437 è il numero delle abitazioni danneggiate totalmente o in
maniera parziale, 645 sono le strutture pubbliche o della sicurezza
sinistrate.
L'istruzione palestinese è stata
presa particolarmente di mira se si considera che 12 tra scuole e università
sono state chiuse per ordine militare del comando israeliano fino all'8 agosto
2006, mentre 1125 tra scuole ed istituti superiori sono stati chiusi a seguito
delle aggressioni delle truppe israeliane, 359 , tra sedi della pubblica
istruzione, scuole, uffici e università sono state bombardate. 43 scuole
palestinesi sono state trasformate in caserme militari.
Gli studenti assassinati dalle forze
di occupazione israeliane sono 848, mentre 4.792 sono gli studenti e i
dipendenti pubblici feriti.
I giornalisti aggrediti sono stati
1147.
I danni all'ambiente ed alle risorse
economiche agricole palestinesi costituiscono un lungo elenco di una rilevanza
catastrofica, se si considera che oltre all'esproprio di 80.712 dunum di terreno
( cioè 80,7 ettari ) il popolo palestinese ha subito lo sradicamento di ben
13.572.896 alberi, la demolizione di 784 depositi agricoli, di 788 allevamenti
aviari con animali ed attrezzature distrutte: sono stati uccisi 148.209 ovini,
12.151 bovini, 899.767 polli da carne e 350.292 polli da uova, 1.650 conigli
d'allevamento.
Sono state distrutte 16.549 arnie da
miele. 425 pozzi d'acqua sono stati manomessi. 207 abitazioni agricole sono
state demolite. L'esercito israeliano di occupazione ha rovinato 33.792 dunum (
33,79 ettari ) di terreno con impianto di irrigazione. Ha distrutto 1.360 tra
piscine e riserve d'acqua, oltre a 631.182 metri di reti agricole e muri di
sostegno.
Ha danneggiato 979.239 metri della
linea idrica principale.
16 sono state le serre demolite e 16
i trattori distrutti insieme agli attrezzi agricoli. Risulta che, fino al 31
luglio 2006, ben 16.195 contadini sono stati rovinati dall'intervento militare
israeliano.
Dal 1 ottobre 2001 al gennaio scorso
ben 9.547 tra bancarelle, negozi e cantieri sono stati distrutti. 432 fabbriche
hanno subito danni.
La percentuale dei disoccupati
palestinesi, nell'ultimo quarto del 2006, è così salita al 30,3 %. Si tratta di
circa 288.300 persone senza alcun lavoro (calcolate fino al 30 settembre
2006).
A causa dell'assedio, la percentuale
di povertà nei Territori Palestinesi Occupati è così divenuta pari al 70
%.
L' aggressione israeliana si è
estrinsecata anche con la installazione di 5001 tra posti di blocco e basi
militari ( dal 1 ottobre 2001 ), l'effettuazione di 36.724 bombardamenti su
quartieri abitati ( fino alla fine del gennaio 2007 ), il sequestro di 247.291
dunum ( 247,29 ettari ) di terreno palestinese per la costruzione del muro ( dal
29 marzo 2003 ).