RIFLESSIONI SU UNA
RUSPA IMPAZZITA
Bassam Saleh
Nuovo attentato a
Gerusalemme: un operaio palestinese alla guida di un bulldozer nella
Haifa road ha distrutto auto parcheggiate e rovesciato due autobus;
risultato: quattro morti, 40 feriti e tanti mezzi danneggiati. I
mezzi d’informazione occidentali riportano la notizia con
espressioni di dolore, così come le dichiarazioni di esponenti
politici, europei, occidentali, e perfino arabi, di diversi
orientamenti politici, fanno a gara nel condannare l’azione di quel
palestinese per la gravità del fatto commesso.
Ma nessuno si è
chiesto perché un operaio palestinese abbia compiuto questa
azione, quali siano le motivazioni che possono spingere un uomo ad
agire in quel modo. Le risposte potrebbero danneggiare l’immagine
del piccolo agnello “Israele” e la sua democrazia delle testate
nucleari, o la sua ininterrotta occupazione militare di un altro
popolo; o la sua incapacità di invadere altri paesi, come il
Libano, o caldeggiare altre guerre in Medio Oriente, in Iraq prima e
ora in Iran. Quell’agnello, per fermare quella scheggia, diventa
un lupo mannaro e scarica un intero caricatore di un fucile m16
contro l’operaio alla guida del bulldozer, e per accertarne la
morte un soldato in borghese gli dà non il colpo di grazia ma
scarica l’intero caricatore. Questo si vede tutto in rete. Dico, è
possibile che l’esercito israeliano sia stato incapace di catturare
quell’uomo ferendolo, senza ucciderlo in quel modo?
http://www.youtube.com/watch?v=k5evZXFgNbc
La tregua a Gaza tra
Hamas e Israele non regge: sono i palestinesi a lanciare i missili.
Ma nessuno parla delle decine di volte che Israele ha violato la
tregua. E l’assedio di Gaza continua.
Dall’inizio del 2008
Israele ha ucciso 365 palestinesi, per la maggior parte civili, e più
della metà bambini.
Si parla di pace, e si
tratta, ma finora i palestinesi sotto occupazione non hanno visto
togliere neanche un check-point dei seicento sparsi nei territori
palestinesi occupati, e l’esercito israeliano continua nelle sue
operazioni militari, uccisioni, aggressioni e distruzioni che non
risparmiano uomini, donne e bambini, case e terre.
La rabbia, la delusione,
e l’assenza di uno spiraglio per una soluzione politica non fanno
altro che aumentare la possibilità di una esplosione senza
precedenti. Questa la lezione che dobbiamo trarre dall’ultimo
attentato di Gerusalemme.
Sia ben chiaro che questa
non è una difesa dell’attentato, ma è un tentativo di
capire, senza condividerle, le ragioni di chi ha deciso di morire in
quel modo.
L’ipocrisia dei media e
della politica non dice una parola di queste cose. La solita
equazione due pesi due misure: fino a quando?