SIRIA: UN PAESE ANCORA IN GUERRA
Il 6 aprile 2013 il giornalista italiano Domenico Quirico e il suo collega belga Pierre Piccinin da Prata sono stati rapiti in Siria e tenuti in ostaggio per 152 giorni, fino all’8 settembre. Quell’esperienza è raccontata dai due protagonisti nel libro uscito a novembre intitolato: “Il paese del male. 152 giorni in ostaggio in Siria” (Neri Pozza, pp. 176, euro 15).
Una narrazione sofferta e probabilmente terapeutica, che pone a chi legge questioni spinose e non solo relativamente alla guerra in Siria. Non sorprende, ma lascia comunque l’amaro in bocca, che in Italia si parli di Siria, ma più in generale di vicende che escono dai ristretti confini dello Stivale, solo in occasioni drammatiche come quella del rapimento di un connazionale.
Ma la guerra in Siria continua; come scrive Quirico nelle righe finali riportando le parole di uno dei suoi carcerieri: “Vedi, ve ne andate, liberi. allora non è vero che voi eravate i prigionieri e noi i custodi. Tutti, voi e noi, eravamo altrettanto prigionieri. Ma con una differenza: che voi potete lasciare questa tragedia, partire, noi restiamo qui…”.
E quindi il giornalista prosegue: “E’ solo ora, partendo, che capisco l’essenza di questo posto. Dopo cinque mesi sono diventato parte del luogo, della disperazione, della morte, del cibo sudicio e scarso, del caldo e del color sabbia. Ora, mentre cammino nella terra di nessuno tra Siria e Turchia, ho la sensazione di comprendere i problemi di questa falsa rivoluzione, i suoi paradossi e perfino il suo squallore. Sento una gelosa, assurda fratellanza con tutti quei siriani che cercano di non andare ancora più a fondo”.
11 dicembre 2013
Dal sito di Radio Onda D’Urto
Ascolta Domenico Quirico che conversa con la saggista Cinzia Nachira.