TUNISIA: RITORNA LA PAURA
ASSASSINIO DI CHOKRI BELAID
di Mirca Garuti
Chokri Belaid, segretario del Partito patriottico di sinistra democratica (Watad) e portavoce del Fronte Popolare, è stato ucciso mercoledì 6 febbraio, mentre usciva dalla sua abitazione, con quattro colpi d’arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata.
Chokri Belaid, fin dall'inizio della rivoluzione, aveva capito che era necessario creare una mobilitazione generale con i vari partiti di sinistra nel mondo per costruire un fronte unico democratico nel Mediterraneo. Sosteneva, inoltre che, per contrastare l'avanzata della destra religiosa in Tunisia, bisognava formare un'alleanza, anche con l’appoggio dei sindacati per avere così una forza maggiore all’interno dell’Assemblea Costituente. Gli obiettivi principali del suo partito (Watad) si riassumevano in tre punti: diritti economici e sociali – diritti civili e diritti per le donne – sviluppo. Queste sono state le sue parole pronunciate un anno fa in un incontro avuto nella sede del suo partito durante il nostro viaggio in Tunisia. (v. speciale Alkemia)
A quell’incontro era presente anche Maurizio Musolino del PdCI che lo ricorda in un comunicato come “un progressista, un laico, un comunista, amante del suo paese e della sua gente. Per anni si era fieramente opposto al regime di Ben Alì e oggi era in prima fila per la difesa dei diritti delle donne e dei lavoratori tunisini. Chokri era un uomo del dialogo e ricercava con ostinazione l'unità delle forze di sinistra. Credeva nella laicità e nella convivenza”. Lo colpì inoltre, il suo continuo richiamarsi alla tradizione e al pensiero gramsciano e la sua consapevolezza dell'importanza di rafforzare la presenza della sinistra nel sindacato.
“Evidentemente tutto questo era insopportabile per quelle forze che lavorano alla restaurazione, tradendo le aspirazioni e i sogni di tanti uomini e donne liberi della Tunisia.”
Il suo pensiero politico espresso durante l’intervista rilasciata nel dicembre 2011 ad un anno dalla rivoluzione Tunisina
La versione integrale dell’incontro con i membri del suo partito.
La notizia della sua uccisione ci ha colto di sorpresa ed, immediatamente, il nostro pensiero è andato al popolo tunisino, alle sue sofferenze, alla sua lotta, al suo desiderio di essere libero e di poter vivere una vita dignitosa. Una mano ha fermato la vita di una persona che credeva nella democrazia, nel diritto di tutti, nella laicità. Ora il paese è sotto choc, nel caos, il governo è in bilico. Il premier Jebali ha annunciato, infatti, la formazione di un governo d’unità che conduca la Tunisia alle elezioni. E tutto questo perchè?
Chokri Belaid, era soprattutto uno dei massimi esponenti del Fronte Popolare, coalizione delle forze della sinistra di classe, laiche e progressiste per il raggiungimento degli obiettivi della rivoluzione, di cui Watad ne è parte. Per questo Chokri era stato già oggetto di minacce e intimidazioni che lui stesso aveva denunciato come provenienti dai militanti del partito al potere Ennadha (comunicato del Fronte Popolare Tunisino in Italia). Il suo partito fa parte, insieme a Nidaa Tounes (l’Appello di Tunisia) e Al Massar (La Via, sinistra) di una specie di gruppo dell’opposizione, avviato poche settimane fa, per tentare di mettere insieme la frammentazione dei partiti laici per ottenere una migliore posizione alle prossime elezioni. Nidaa Tounes, partito centrista fondato il 20 aprile scorso dall’ex premier ad interim Beji Caid Essersi, è riuscito a costituire a novembre una sua delegazione all’interno dell’Assemblea Costituente. Recentissimi sondaggi sulle intenzioni di voto dei tunisini, per la prima volta hanno evidenziato un sorpasso, lieve ma indicativo, dell’opposizione laica di Nidaa Tounes nei confronti del movimento islamico Ennadha. E’ diventato il secondo gruppo in parlamento con l’accredito del 20% dei consensi.
Belaid, lo scorso 14 gennaio aveva partecipato alla manifestazione per ricordare il secondo anniversario della caduta del regime di Ben Ali. Più volte aveva accusato l'attuale governo di corruzione e di non aver realizzato gli obiettivi della rivoluzione.
L’ultimo intervento politico di Chokri Belaid risale alla sera precedente del suo assassinio alla televisione locale Nessma: è stato un atto d’accusa contro Ennahda. Belaid aveva, infatti, affermato che “Ci sono gruppi all’interno di Ennahda che incitano alla violenza, chiunque critica Ennadha può essere vittima di violenza”. La sua denuncia era diretta a Rachid Ghannouchi, accusato di difendere le squadracce dei fondamentalisti salafiti. Inoltre, sosteneva che il partito Ennahda stava cercando di ottenere il progressivo controllo della macchina dell’amministrazione, della giustizia ed anche dell’apparato militare e che questo avrebbe portato nuova violenza, ogni volta che all’Assemblea Costituente si sarebbe discusso di un articolo “retrogrado e contrario alla libertà”. Chokri Belaid ha dunque, fino all’ultimo, cercato di difendere la laicità dello Stato ed i diritti di tutti.
La situazione in Tunisia, in questi due anni, è sempre stata molto critica, fragile. Il popolo, infatti, di fronte al nuovo sistema di potere al quale partecipano anche partiti laici - la sinistra moderata di Ettakatol e il Congresso per la Repubblica - è sfiduciato, deluso perché tutto questo potere ha pensato solo di occupare le sedie lasciate vuote da Ben Alì, senza affrontare nessuno dei problemi dei cittadini. Il risultato è quello di aver portato la Tunisia ad avere un bilancio economico in deficit, gli investitori in fuga, l’industria, il turismo e l’agricoltura fermi. Il Ministro delle finanze annuncia ulteriori aumenti del prezzo dei carburanti, dell’energia elettrica e del tabacco.
Il Fondo Monetario Internazionale incalza il governo con la richiesta di altre riforme strutturali. Di fronte a tutto ciò, il 23 gennaio scorso il Fronte Popolare rifiuta l’offerta del FMI per un incontro privato. Il FMI, accettando per 23 anni la dittatura di Ben Alì, ha in pratica imposto alla popolazione tunisina una politica antisociale e antidemocratica, determinando così solo povertà, disoccupazione e corruzione. Il Fronte Popolare propone invece al FMI un incontro pubblico durante un dibattito televisivo, ripetendo il concetto che il popolo tunisino, attraverso la rivoluzione, ha apertamente espresso la sua volontà di porre fine a questo tipo di politica. Il FMI, invece, non solo dimostra di ignorare quello che chiede il popolo, ma pretende di continuare con la stessa politica, anzi, con il nuovo piano di austerità e l’indebitamento estero firmato con il governo della Troika (Ennadha, Ettakatol e Congresso per la Repubblica) la rafforza. L’ultimo rapporto dell’esperto delle Nazioni Unite sul debito condanna i comportamenti dei creditori e del Fondo Monetario Internazionale e, sottolinea che “gli stati creditori e le istituzioni finanziarie internazionali non dovrebbero approfittare di una crisi economica, finanziaria o legata al debito estero per promuovere riforme strutturali nei paesi debitori”. Il Fronte Popolare, quindi, non riconosce alcuna legittimità al FMI nel continuare a decidere della sorte del popolo tunisino e chiede al FMI di cessare tutte le ingerenze e gli atti ostili contro di esso e la restituzione di ciò che è stato indebitamente sottratto al popolo tunisino. Il Fronte Popolare chiede anche che il governo della Troika cessi ogni collaborazione con il FMI e l’immediata sospensione degli interessi, il congelamento del debito ed una verifica sul debito tunisino che deve coinvolgere la società civile per comprendere come si è formato, il suo uso e per individuarne le responsabilità. Il 4 febbraio scorso il governatore della Banca centrale della Tunisia, Chedly Ayari, appare in conferenza stampa congiunta con i rappresentanti del FMI.
La Tunisia è precipitata di nuovo nel caos, dopo l’uccisione di Chokri Belaid. Questo vile attentato è un segnale di debolezza da parte del partito di governo. Hema El Hamami, portavoce del Fronte popolare ha annunciato, in una conferenza stampa, di ritirare i propri rappresentanti dall'Assemblea Costituente, chiedendo le dimissioni del governo in carica e la formazione di un nuovo esecutivo ad interim per difendere il paese da questa nuova ondata di violenza.
Il giornalista Rached Cherif scrive sul giornale Nawaat “Belaid aveva ricevuto molte minacce per la sua opposizione tenace alla politica del governo attuale. Aveva denunciato a più riprese l'aumento della violenza politica”. Il portavoce del governo, Samir Dilou ha affermato che si è trattato di un “crimine abominevole”. Il primo ministro tunisino, Hamadi Jebali di Ennahda ha condannato naturalmente l'omicidio sostenendo che, “è stato un atto criminale, un attacco terroristico non solo contro la persona di Belaid, ma contro tutta la Tunisia” ed ha annunciato le dimissioni del governo per sostituirlo con un governo di tecnici. Su tutte le tv italiane, è apparso, in diretta da Strasburgo, il presidente della Repubblica tunisina Moncef Marzouki che, di fronte ai parlamentari europei, ha così commentato l'omicidio del leader dell'opposizione Chokri Belaid: “Un assassinio odioso e brutale che rappresenta una minaccia all'intero paese. Belaid lo conoscevo bene, era un amico”. Il partito Ennadha ha sconfessato, però più tardi quanto annunciato dal suo primo ministro Jebali. Questo dimostra solo una grossa frattura all’interno del partito che può portare solo ad un aumento delle proteste.
Dedico queste poche righe a Chokri Belaid che ho conosciuto un anno fa nell'occasione di un viaggio in Tunisia alla scoperta di un paese dopo la rivoluzione popolare. E’ sempre molto triste parlare di una persona che viene uccisa perché contraria ad un’idea di potere ma, quando questa ”persona” prende forma, ti ha parlato, spiegato le sue idee, la sua lotta, il suo credere nei diritti, allora tutto si complica, arriva lo sconforto, una tristezza infinita che ti avvolge in un immenso silenzio.
L’ideologia di Chokri Belaid si inspirava ad Antonio Gramsci, rivolgo quindi a Chokri ed a tutto il popolo tunisino questo suo pensiero:
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. chi vive veramente non
può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria,
non è vita. Perciò odio gli indifferenti” - Antonio Gramsci –
07/02/2013