UNA LETTERA AL MINISTRO DEGLI ESTERI
DR. MASSIMO D’ALEMA
Rivolgiamo a Lei, signor Ministro, questa che è nell’insieme una richiesta
di chiarimenti ed una protesta, forte, per quanto accaduto in quest’ultimo
periodo e che ha visto coinvolti i rapporti tra cittadini palestinesi dei
Territori Occupati e lo Stato italiano.
Facciamo riferimento a due casi
recenti, particolarmente eclatanti ed indicativi.
Il primo, in ordine di successione,
riguarda la mancata concessione del visto di ingresso in Italia alla
signora LEILA KHALED, precedentemente
invitata in via ufficiale dalla Confederazione dei Cobas e dall’organizzazione
UDAP per intervenire alla manifestazione per la Palestina di Roma del 18
novembre scorso. Tale invito era stato supportato da un gruppo di parlamentari
che avevano ricevuto, al proposito, ampie assicurazioni per il rilascio del
visto da parte dell’Ambasciata italiana ad Amman.
Improvvisamente, giovedì 16
novembre, l’Ambasciata italiana provvide a comunicare alla signora Leila Khaled
il rifiuto del visto d’ingresso, sostenendo che tale decisione era partita
direttamente dal Ministero degli Esteri.
Analogo epilogo c’è stato per
l’ingresso in Italia del Ministro dell’Informazione dell’ANP, dr. YOUSEF RIZQA,
che aveva ricevuto da parte di INFOPAL
l’invito a partecipare ad una serie di iniziative sull’informazione che avrebbero avuto inizio il 30 novembre a
Roma, nei locali del Senato.
In questo caso, l’interdizione
avvenuta è ancor più grave perché il dr. Rizqa, in quanto membro di un governo
riconosciuto, qual è l’ANP, avrebbe avuto il diritto di ingresso in Italia
senza dover sottostare alla concessione del visto.
Probabilmente è stato considerato
“persona non gradita “.
Il governo italiano, ed il Ministero
degli Esteri in particolare, in sintonia con le posizioni discriminatorie
espresse dall’EU, ha intenzione di continuare imperterrito nell’applicare
misure di boicottaggio “umanitario” che colpiscono di fatto sia la popolazione
civile palestinese che le persone da essa elette democraticamente per
rappresentarla.
Noi riteniamo che ciò sia
inammissibile, oltre che disumano, anche perché esclude a priori analoghe
sanzioni nei confronti dei rappresentanti dello Stato d’Israele, che, non solo
si è reso responsabile di reiterati e documentati crimini di guerra durante la
recente invasione del Libano, ma che ha anche continuamente violato tutte le
normative del Diritto Internazionale ed Umanitario, della IV Convenzione di
Ginevra, del Tribunale Internazionale di Giustizia dell’Aja, oltre alle
numerosissime Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tanto
da poter essere definito, proprio per questi motivi, responsabile di atti di
terrorismo sia nei Territori Palestinesi Occupati del West Bank che nella
Striscia di Gaza.
Riteniamo inutile farne l’elenco
dettagliato in quanto supponiamo che le siano ben noti.
Ad un Ministro dell’Informazione del
governo dell’ANP si è ritenuto giusto rifiutare la possibilità di ingresso nel
nostro paese, solo perché aderente ad un movimento politico, quale “Hamas”, che
l’EU ha accettato di dichiarare, in modo molto discutibile, terrorista, mentre
personalità di governo responsabili di gravissimi crimini di guerra e contro
l’umanità, come il Primo Ministro israeliano Yehud Olmert e il Vice Primo
Ministro Shimon Peres, hanno piena ed indiscussa libertà di venire in Italia
per incontri istituzionali ad alto livello?
Forse, Lei, signor Ministro, ha già
dimenticato quanto successe al reporter italiano Raffaele Ciriello, assassinato
a Ramallah dal fuoco dell’IDF e sul cui omicidio non è mai stata aperta
un’inchiesta dalla magistratura italiana per accertarne dinamiche e responsabilità.
Forse Lei non è a conoscenza dei
ripetuti atti di intimidazione, di ricatto e perfino di ingiustificata
espulsione subiti da molti cittadini italiani per opera dei servizi israeliani
all’atto del loro ingresso o uscita, oppure durante la loro permanenza nei
territori soggetti al controllo militare israeliano.
Forse Lei non sa che a cittadini
italiani, in possesso di regolari passaporti italiani, ma di origine
palestinese, è severamente vietato l’ingresso in Israele/Palestina attraverso
l’aeroporto internazionale di Tel Aviv, con l’affermazione che i loro documenti
e la loro cittadinanza italiana vale meno di carta straccia.
Forse Lei non è a conoscenza delle
prospettive drammatiche che stanno vivendo le cittadine italiane che hanno
sposato palestinesi e vorrebbero vivere insieme a mariti e figli. Esse,
infatti, stanno rischiando di perdere il riconoscimento del diritto al
ricongiungimento familiare, se , entro il 31 dicembre non ci sarà un intervento
delle autorità italiane.
Speriamo che Lei non ci ripeta
l’assurda affermazione delle istituzioni israeliane, secondo le quali tutto ciò
è fatto per motivi di “ sicurezza “, per proteggere la vita dei cittadini dello
Stato ebraico da attentati terroristici.
Sarebbe estremamente ridicolo!
Non le pare, signor Ministro, che
con questa prassi, messa in atto nei confronti del popolo e del governo
palestinese, si stia riportando in auge gli aspetti peggiori di un passato
maccartismo irrazionale e disumano?
La sollecitiamo perciò a dimostrare
con i fatti, non solo con inutili e contraddittorie dichiarazioni
giornalistiche, una sua reale disponibilità ad operare per rimuovere tutti
questi ostacoli che sono contro il diritto, la giustizia e l’umanità.
Sarebbe veramente sconsolante dover
pensare che la sua “autonomia” di giudizio e di azione all’interno del
Ministero e del Governo italiano sia solo una finzione politica.