Una
“colona” nel parlamento italiano.
Meron
Rapoport
Ha’aretz
18.04.2008
Nel
quartiere di Gilo a Gerusalemme, uno dei più ampi in Israele,
vivono circa 50.000 persone. Fino ad ora non ha mai avuto un
rappresentante al parlamento. A partire da questa settimana non è
più vero. Fiamma Nirenstein, un’abitante del quartiere da 10
anni, è stata appena eletta al parlamento italiano. Se noi ci
atteniamo alla definizione delle Nazioni Unite, che ritiene Gilo,
nell’angolo meridionale della capitale, una colonia, si potrebbe
dire che la Nirenstein è la prima “colona” a divenire
membro di un parlamento non israeliano.
Questa
settimana, in una serie di telefonate a Roma, fatte tra le prime voci
di una vittoria vicina per la coalizione politica di destra alla
quale appartiene la Nirenstein e le notizie della vittoria
travolgente di Silvio Berlusconi, la Nirenstein ha precisato in
diverse occasioni di non aver richiesto la cittadinanza israeliana,
ma che questo aspetto burocratico non aveva importanza per definire
la sua identità. In una discussione che alternava l’ebraico
e l’italiano, la Nirenstein ha detto che: “Mi sento come se
avessi fatto l’aliyah [ “salita” o viaggio di ritorno degli
ebrei in Palestina. n.d.t. ]”.
Durante le elezioni, la Nirenstein non mai
nascosto la sua israelianità. La sua campagna è stata
incentrata sulla valutazione che Israele rappresenta l’avanguardia
della democrazia occidentale nella lotta contro il mondo del terrore.
“Io ho concorso per un posto al parlamento come rappresentante del
distretto della Liguria. Ho tenuto comizi a Genova e in altre città
della regione,” racconta, “ma alla gente non ho parlato di
problemi locali. Ho detto loro che la cosa più importante per
la loro identità italiana consisteva nello stare dalla parte
di Israele.” La Nirenstein ha intitolato il suo libro più
recente “Israele siamo noi”. Con il “noi” essa faceva
ovviamente riferimento agli italiani.
Avvertimento.
Anche
se l’Italia non ha grande esperienza nel campo degli attacchi
terroristici ed il numero degli immigrati musulmani è piccolo
al confronto di altri paesi europei, il discorso sull’importanza
della guerra al terrorismo islamico, o semplicemente come
relazionarsi con l’Islam in generale è molto presente nei
discorsi italiani contemporanei.
Oriana
Fallaci ha dedicato gli ultimi anni della sua vita a scrivere libri
nei quali essa ha definito in modo diretto l’Islam come la sorgente
di tutti i mali. Lo stesso Berlusconi, il leader indiscusso della
destra italiana per più di una decina d’anni ha sostenuto in
una delle sue comparse di pochi giorni fa: “Dobbiamo essere consci
della superiorità della nostra cultura che ha portato il
benessere al popolo di quei paesi che l’ hanno adottata ed assicura
il rispetto per i diritti umani e religiosi. Tale rispetto certamente
non esiste nei paesi islamici”.
Forse
questo è il motivo per cui Berlusconi e Gianfranco Fini, socio
di Berlusconi e capo del precedente partito neo-fascista, hanno
proposto alla Nirenstein di associarsi alla loro lista congiunta, il
“Partito della Libertà”.
Il
padre della Nirenstein giunse in Italia, durante la Seconda Guerra
Mondiale, come soldato della Brigata Ebraica. A Firenze incontrò
la madre di lei , che combatteva come partigiana contro il governo
fascista e più tardi contro il regime nazista. “Io sono nata
comunista”, afferma.
Nella
sua gioventù fece parte della generazione del 1968, fondò
il primo giornale femminista in Italia e lavorò in giornali di
sinistra.
Dopo
la Guerra dei sei giorni nel 1967, cominciò a crearsi un
divario tra lei e i suoi “compagni comunisti”, che ritenevano
Israele un paese occupante. Lei ricorda: “Per molto tempo rimasi
confusa. Nel 1982 firmai una petizione contro la prima guerra in
Libano. Oggigiorno non l’avrei sottoscritta. Che cos’ ha
guadagnato Israele dal suo ritiro dal Libano?”
A destra di Netanyahu:
Il
suo primo viaggio in Israele fu come giornalista, e fu solo dopo
questa iniziale visita che essa vi ritornò per un lungo
periodo nel 1992. Per due anni gestì l’Istituto Italiano di
Cultura a Tel Aviv e dopo l’assassinio di Rabin decise di dover
rimanere in Israele. “Avevo la sensazione che questo fosse il luogo
più interessante di tutto il mondo, come pure percepii che la
mia relazione con Israele era parziale.” Essa non ottenne la
cittadinanza israeliana in quanto ritenne che un passaporto
israeliano l’avrebbe ostacolata nel lavoro, ma a parte questo, lei
sostiene anche che “ogni ebreo nel mondo è un israeliano,
anche se non ne è consapevole. Tutti coloro che non lo
riconoscono fanno un grande sbaglio.”
Nella
realtà della situazione delle correnti politiche israeliane,
la Nirenstein è collocata a destra del Kadima e del partito
Laburista, e forse perfino del presidente del Likud, Benjamin
Netanyahu. Essa afferma di credere nell’idea dei due stati per due
popoli, ma ritiene che il principio di “territori in cambio della
pace” è uno sbaglio. Non c’è alcuna possibilità
di discussione su ciò, ella spiega, fino a che l’intero
mondo arabo non sarà disponibile a riconoscere Israele. I
negoziati con Hamas sono assolutamente fuori discussione.
Ma ci sono sondaggi d’ opinione che affermano che una
maggioranza di israeliani sono disponibili a negoziare con Hamas.
La
Nirenstein: “Il pubblico sostiene un compromesso con Hamas, così
che esso cesserà di lanciare missili su Sderot. Ma, moralmente
parlando, non ci devono essere negoziati con Hamas, che ritiene che
gli ebrei sono i figli di scimmie e di maiali. Non puoi negoziare con
cannibali, che mangiano esseri umani.”
E’
molto difficile discutere con la Nirenstein. Non solo per la bassa
qualità della connessione telefonica con Roma, ma anche perché
lei ritiene che Israele sia il punto di riferimento che dovrebbe
servire di ispirazione a tutto l’occidente.
Essa
afferma che “Israele è l’avanguardia di tutte le
democrazie del mondo ed è venuto il tempo per l’Europa di
riconoscerlo.”
Ma nella campagna elettorale ti sei incontrata con italiani che
a mala pena sanno dov’è Israele. Come sei riuscita a
convincerli che Israele è importante per le loro vite?
“Ho
detto loro che l’Italia può imparare molto da Israele. Si
può apprendere che cosa sia una vera democrazia, come può
sopravvivere una democrazia in condizioni di conflitto, senza tradire
i suoi principi fondamentali. Israele è una cultura di vita,
la cultura di un popolo che ha sempre cercato la pace. I nostri
problemi in Italia sono dati dal fatto che talvolta non sappiamo chi
noi siamo. Tu puoi sapere chi sei se riconosci il tuo nemico ed il
tuo amico. Israele è l’amico per l’Italia.”
In
altre parole l’Islam è un nemico?
“Non
sto dicendo che tutti i musulmani sono terroristi, o che tutti i
musulmani sono criminali. Ma Hamas ha affermato di voler conquistare
Roma, per trasformarla in un avamposto dal quale conquisterà
tutta l’Europa.”
E
tu pensi che Hamas voglia realmente conquistare Roma?
“Roma
è un luogo molto simbolico agli occhi dell’Islam radicale.
L’Italia, con la sua cultura cattolica, è un nemico agli
occhi dell’Islam.”
Ovviamente,
tutto ciò tocca una delle questioni centrali della recente
campagna elettorale in Italia. Fini, che è designato a
divenire il portavoce parlamentare nella nuova amministrazione di
Berlusconi, parla frequentemente della necessità di mettere al
bando la immigrazione illegale. Perfino il moderato partito
social-democratico, guidato dal precedente sindaco di Roma, Walter
Vwltroni, ha dedicato molta attenzione all’argomento.
“La
gente sente che l’immigrazione sta minacciando le sue città,
la sua cultura,” afferma la Nirenstein. “Potrebbe essere
esagerato, ma gli abitanti di Firenze, ad esempio, pensano alla loro
città come un tempio per le opere d’arte che vi furono
realizzate. Quando vedono i gradini del duomo pieni di immigrati,
restano shockati.”
Ho vissuto a Firenze. Ricordo l’Italia come un paese
tollerante.
“E’
molto cambiato. C’è un intero quartiere nel quale non puoi
entrare di notte. Ci sono stupri, ci sono aggressioni, c’è
spaccio di droga. Ci sono scuole per immigrati dove non tengono
appeso il crocifisso. Gli immigrati disprezzano la nostra cultura.
Noi diamo loro lavoro ed essi scherniscono i nostri valori. C’è
una profonda contraddizione tra l’Islam radicale ed i valori
italiani.”
“Il
problema è dato dal fatto che difficilmente troviamo un Islam
moderato in Italia. Proprio l’opposto. A Roma hanno costruita una
enorme moschea. Ci sono una gran quantità di moschee in Italia
ed in esse operano delle scuole coraniche molto anti-occidentali. C’è
la poligamia, le mogli vengono percosse ed è un fenomeno molto
comune. C’è il padre che uccide la propria figlia per
l’onore della famiglia. E’ logico che gli italiani se ne
sarebbero accorti e che ci sarebbe stata una reazione.”
Il saluto a braccio teso [ o fascista, n.d.t.]
Nei
libri della Nirenstein non trovi il sentimento aggressivo
anti-musulmano che grida da ogni pagina dei libri della Fallaci. Ma
mentre lei non fa parte dell’ondata di opposizione agli immigrati e
ai musulmani che sta travolgendo l’Italia, appartiene però
alla nuova destra che è riuscita ad ottenere un’impressionante
vittoria elettorale questa settimana. Sembra che non ci sia una cosa
tale quale una “via di destra” che sia di “destra” in tutta
Europa: Berlusconi, il capitalista dichiarato ed il più
accanito filo-americano in Europa da un lato, la Lega Nord con il suo
selvaggio incitamento dall’altro, e poi Fini e il suo precedente
partito neo-fascista.
Angela
Merkel e Nicolas Sarkozy, in confronto a questo gruppo, sembrano
quasi dei comunisti.
La
Nirenstein non accetta “completamente” questa definizione. Per
lei Berlusconi è uno di centro che riceve voti anche dalla
sinistra, perché è “per gli oppressi” e vuole
ridurre il loro carico fiscale. La Nirenstein si considera come
“un’amica della Lega del Nord” che vuole trasformare l’Italia
in uno stato federale. Essa ritiene questa un’ambizione legittima ,
anche se alcuni pronunciamenti della Lega sono “sgradevoli”.
La
sua vicinanza all’ex partito neo-fascista ha creato alla
Nirenstein dei disappunti durante la campagna elettorale, in
particolar modo dopo che uno dei candidati di Berlusconi al senato,
Giuseppe Ciarrapico, ha dichiarato con orgoglio di essere stato e di
rimanere fascista. Secondo la Nirenstein, la sua candidatura “non
si adatta” con la sua candidatura in quanto anti-fascista
dichiarata, ebrea e figlia di una partigiana, ma ciò
nonostante essa è rimasta nella stessa lista.
“Non
esiste una lista perfetta,” dice.
Durante la campagna elettorale hai incontrato
persone come Ciarrapico?
“Ad
uno dei comizi elettorali al quale ero presente, a Genova, qualcuno
ha fatto il saluto fascista. Andai dalle persone di Alleanza
Nazionale ( il nome del precedente partito neo-fascista ) e chiesi
chi fosse. Dissi che io protestavo , che ero sorpresa di vedere cose
del genere e che desideravo non vederle mai più.”
Ma lo stesso Fini usava fare il saluto fascista ai comizi negli
anni ’60, quando tutti erano a conoscenza di dove aveva portato il
fascismo.
“Io
non so se Fini ha fatto quel saluto, può darsi nella sua
giovinezza. Ma non so che cosa avrebbe dovuto fare di più
oltre che inginocchiarsi allo Yad Vashem [ museo dell’olocausto a
Gerusalemme, n.d.t.]. Avrebbe dovuto uccidersi?”
Non avrebbe potuto fare di più forse. Ma come ti sei
sentita tu, come ebrea, come figlia di una partigiana, di fianco ad
un uomo che da adulto ha sostenuto il fascismo?
“Egli
è stato fascista come io sono stata comunista, quando io
restavo indifferente a ciò che faceva Pol Pot, quando ammiravo
Che Guevara. Lo valuto come una persona che da allora si è
trasformata.”
L’Italia
del dopo-elezioni, dice la Nirenstein, è un luogo divenuto
migliore, un luogo più stabile, un luogo senza una sinistra
radicale ed una destra radicale. Lei non sa ancora che cosa farà
nel nuovo parlamento. Alla Nirenstein piacerebbe occuparsi di affari
esteri, ma sa che dovrà pagare un prezzo: Per ora rimarrà
a Roma e manderà un saluto ai suoi buoni amici in Israele.
Però non rinuncerà alla sua casa a Gilo, che resterà
in attesa del ritorno da Roma del membro del parlamento.
[trad.
mariano mingarelli]