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Medio Oriente » VII conf.Inter.sul diritto al ritorno  

VII CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL DIRITTO AL RITORNO

di Mirca Garuti




“Il ritorno è un diritto inalienabile. Nessuno è autorizzato a contrattarlo..”


Il  PRC (Palestian Return Centre), l’API (Associazione Palestinesi in Italia) e  la Segreteria generale dei Palestinesi hanno organizzato, il due maggio, a Milano, la VII Conferenza dei Palestinesi in Europa. Il PRC è un ente accademico e di comunicazione indipendente, fondato e registrato nel 1996 in Gran Bretagna. E’ specializzato nella ricerca, nell’analisi e nel monitoraggio di tematiche che riguardano i palestinesi della diaspora ed il loro diritto al ritorno. Si occupa anche di raccogliere e divulgare informazioni su altri aspetti relativi alla Questione palestinese ed al conflitto Arabo-Israeliano. Lavora per sviluppare la consapevolezza dell’opinione pubblica sul problema di rifugiati, dal 1996 ad oggi ha organizzato oltre venti conferenze e seminari internazionali con la partecipazione di accademici, diplomatici, politici e studiosi di alto livello.
La Segreteria del Forum dei Palestinesi in Europa rappresenta e raccoglie oltre 45 associazioni europee per la Palestina.
L’Api, associazione, senza scopo di lucro, si propone il perseguimento di vari obiettivi, come per esempio:
- evidenziare l’importanza del “diritto al ritorno” dei profughi palestinesi nel paese d’origine;
- sensibilizzare la comunità palestinese in Italia ed i politici italiani ed europei su questo tema;
- far conoscere alla comunità italiana la storia della Palestina dal 1948 in poi;
- diffondere la cultura e le tradizioni palestinesi all’interno della comunità italiana;
-difendere gli interessi dei palestinesi in Italia.

La prima conferenza europea fu tenuta nel luglio 2003 a Londra con il titolo “I Palestinesi d’Europa e il mantenimento al diritto al ritorno”, nel maggio 2004 a Berlino “Non cederemo il diritto al ritorno. Non autorizziamo nessuno a contrattarlo” e negli anni successivi a partire dal 2005 a Vienna “Palestina,terra e popolo: questa unità non va frantumata. No al Muro dell’apartheid in Palestina”; 2006 a Malmo (Svezia) ”Identità palestinese radicata. Mantenimento radicato dei diritti”; 2007 a Rotterdam “Nonostante la distanza e il dolore, noi siamo un unico popolo con un diritto evidente” e nel 2008 a Copenhagen “ 60 anni, il ritorno è più vicino”.

La conferenza si apre con la lettura di alcuni versetti del Corano e l’inno palestinese.
Oltre 5000 persone, giunte da tutta Europa, dalla Palestina e da diversi stati arabi e islamici, hanno preso parte a questa settima edizione. Tutti gli interventi di questa lunga giornata milanese sono stati ripresi dalle numerose tv europee ed arabe presenti. Quella italiana era, purtroppo, assente! Quando si affrontano tematiche che coinvolgono il popolo palestinese, si fa finta di niente, non parlarne è come se si volesse, a priori, non considerare importante questa tragica situazione. Tutto cambia, invece, quando si parla di Israele.... I giornali, le tv, danno grande spazio alle notizie che interessano il governo israeliano, come lo dimostra, infatti, la visita, di questi giorni, al governo italiano, del nuovo ministro degli esteri Lieberman. Non importa se questo ministro fa parte di un partito di estrema destra, razzista e che declama la pulizia etnica contro la popolazione palestinese. Si tratta pur sempre di un governo "democratico" amico del paese Italia!  L’informazione quindi, spesso, è a senso unico. La conferenza a Milano, comunque, ha avuto successo ed è stato emozionante partecipare a questo incontro. Tantissime donne, bambini, uomini, quasi tutti palestinesi provenienti da tutta Europa, hanno espresso la loro determinazione a continuare a lottare per la loro libertà e per il diritto a ritornare nella loro terra d’origine. La  loro forza ha la capacità di trasmettere l’energia giusta a chi sostiene la loro resistenza.

I primi interventi d’apertura della conferenza, in attesa del collegamento video da Gaza con il premier del governo di Hamas, Ismail Haniyah, sono stati del Segretario generale della conferenza palestinese in Europa, Adel Abdallah; del presidente PRC Alawda, Londra, Majed Al Zeer e del presidente API, Arch.Mohammad Hannoun.

"Milano è la prima tappa verso il rientro - così inizia Adel Abdallah - siamo qui a ricordare che il nostro popolo non sarà mai sottomesso. In questo convegno ci rivolgiamo al nostro popolo: voi non siete soli, tutti noi siamo con voi, nelle vostre case, nei vostri quartieri, per la vostra salvezza, per i vostri diritti. Il rientro è un diritto senza concessioni e rinunce. Le decisioni sono del popolo palestinese e non deleghiamo nessuno a prendere decisioni per noi".

 

 

 

 

 

Presegue Majed Al Zeer: "Il comportamento dei nostri fratelli a Gaza è stato degno del nostro popolo. Ha dimostrato tutta la sua forza come tutti i fratelli nel mondo che sono insorti per il diritto del nostro ritorno. Hanno dato una lezione di come deve essere la resistenza. Ricordiamo anche tutti coloro che sono in carcere. Agli europei diciamo che non possono più tollerare quello che sta succedendo, non possono più stare in silenzio, occorre dialogare con Gaza. Speriamo che, dopo le elezioni, qualcosa possa cambiare".

 

 

 



Il presidente dell'API, Mohammad Hannoun sostiene che il programma sionista è in regresso. La lotta palestinese è una lotta che non si spegnerà mai. "L'occupazione è un passo transitorio - continua Hannoun - arriverà la pace e la libertà. Gerusalemme rimane al centro dei nostri programmi”.  

  

 

 

 

 

 

 

Da questi convegni sono sempre emerse tante idee, come per esempio, la mobilitazione e l'invio di decine di parlamentari contro l'embargo di Gaza, incontri con i partiti nazionali, sempre tutto finalizzato a far conoscere la situazione in Palestina.
Oggi, però, non bastano solo gli aiuti materiali, è necessario dare una svolta politica alla questione palestinese. Occorre far riconoscere diritti, anche semplici, come per esempio il diritto del fanciullo (unica risoluzione ONU ratificata da Israele) entrata in vigore nel 1990 a livello internazionale. Israele ha abbandonato la definizione di "bambino".Nel 1999 è stata reintrodotta l'ordinanza militare n.132, la quale oltre ad acconsentire l'arresto di bambini, stabilisce che un palestinese diventa adulto a 16anni. Gli israeliani, invece, diventano adulti a 18anni. Altra cosa, molto anomala, l'età viene attribuita al condannato non in base al momento dell'arresto ma al momento in cui è pronunciata la sentenza.

Dopo l’intervento di Haniyah (testo), si susseguono i discorsi dei vari ospiti della conferenza ed i dibattiti tra il pubblico.


La Baronessa Jennifer Tonge, parlamentare britannica, ha dichiarato: “E’ giunto il momento in cui la comunità internazionale e specialmente l’Unione Europea, intraprendano azioni contro le consistenti violazioni della legalità da parte di Israele. L’accordo di scambio tra UE e Israele deve essere sospeso finchè Israele non rispetterà la legge. Sono ridicoli a non voler parlare con Hamas, che è stato democraticamente eletto!”

 

 

 

 

 

 


Padre Giulio Brunella, sacerdote cristiano melchita, afferma che i cristiani rifiutano di essere considerati una minoranza religiosa. Sono una parte importante di questo popolo sia nel passato che nel futuro e insieme ai mussulmani camminano e combattono. Morire e vivere insieme. Padre Giulio ha salutato la folla rivolgendosi in arabo, nel nome del “Nostro Dio Unico” ed ha sottolineato l’urgenza dell’unità all’interno della società palestinese per affrontare l’occupazione sionista. “E’ necessario ricostruire la Casa palestinese” – ha spiegato ed ha ribadito l’importanza di far arrivare la voce dei palestinesi in Occidente. Una voce soffocata dalla “propaganda” e dal complotto “sionista”.

 

 

 

 

 

 

Il Prof.Dr.Salman Abu Sitta, coordinatore generale del Congresso, ricercatore palestinese ed autore “dell’Atlas palestinese”. Storia travagliata del popolo palestinese prima, durante e dopo la creazione dello stato di Israele. Sitta afferma che la situazione attuale è peggiore di quella del passato, perché il 75%dei palestinesi non ha voce. “Abbiamo bisogno di una leadership che rappresenti il popolo palestinese. E’ Il popolo che deve scegliere non i ministri di altri paesi. Tutti i tentativi di questi anni sono falliti. Chiediamo un Comitato Nazionale che difenda il diritto al ritorno. Ricordiamo che il popolo non viene mai sconfitto, gli eserciti sì, i capi muoiono, ma non il popolo. Liberatevi dai falsi accordi di Oslo”    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Onorevole Mustafa Barghouti, medico attivo nelle organizzazioni non governative e fondatore della Lista Palestina Indipendente, promossa in occasione delle elezioni legislative del 2006: “Oggi, in questa aula, la verità è chiara, la lotta è una, la resistenza è una, il movimento sionista ha espulso il nostro popolo, cercato di isolare il popolo, la diaspora, Gaza, ma non ci sono riusciti” – con queste parole l’On.Barghouti inizia il suo intervento. Ha impostato il dialogo sul valore della lotta, sull’importanza di trovare un’unica strategia e di ricostruire l’OLP. “Abbiamo ereditato l’esilio, la lotta, non vogliamo dare in eredità tutto questo, vogliamo solo lasciare libertà e la possibilità del rientro nella nostra terra”   
 

 

 

 

 


La conclusione dei lavori della mattina spetta a Shaikh Raed Salah, presidente del Movimento islamico nei territori palestinesi occupati nel 1948.

 
“La causa palestinese è la causa di tutti i paesi arabi – così inizia Salah – Geruslemme è la capitale della cultura araba”. Definisce Israele “criminale di guerra”. “Il progetto sionista – continua – l'occupazione israeliana, l'ingiustizia storica presente e futura, hanno dichiarato, in realtà, una guerra alla missione dell'Islam e del pensiero di Gesù. La terra della Palestina ha tante peculiarità: la nascita di Gesù, il viaggio notturno, è una terra benedetta e sacra. Per questo non accetta e accetterà l'ingiustizia passata, presente e  futura”. Denuncia l'intensificarsi della campagna di ebraicizzazione di Gerusalemme, che si manifesta attraverso la costruzione di sinagoghe, di scavi sotto la moschea di Al-Aqsa, demolizione di edifici ed espropriazione di case e immobili palestinesi. Infatti, dal suo inizio, “ha distrutto: 1.200 moschee, una decina di chiese, 520 città e paesini palestinesi e cacciato via più di due milioni di persone. A noi è rimasto il 6% di tutto il territorio, non è tutto questo un'ingiustizia? La mancanza di rispetto, di considerazione del popolo occupato, è dimostrato dalla trasformazione di moschee in taverne, in night, oppure come per la Moschea della Fortezza, diventata una sinagoga di David. Per ogni albero di ulivo sradicato, ne pianteremo mille, per ogni casa distrutta, ne costruiremo altre 500, per ogni palestinese ucciso, la madre Palestina ne partorirà altri 1000. Secondo la ricerca dell'avvocato americano Franklin, la CIA sostiene che, nei prossimi vent'anni, lo stato d'Israele non ci sarà più per un esodo verso l'America e la Russia”. La preoccupazione di Salah è per Gerusalemme. Israele ha l'intenzione, infatti di costruire la più grande sinagoga del mondo sulla parte occidentale della moschea di Al-Aqsa. Infine sollecita i partiti palestinesi impegnati negli incontri al Cairo a prendere in seria considerazione il pericolo in cui versa Gerusalemme ed i luoghi santi.   


La ripresa dei lavori vede intellettuali palestinesi, ricercatori e politici europei riprendere la parola, alternando varie prese dirette con diverse tv arabe ed europee.  Si susseguono, quindi, l'associazione “amicizia greca-palestina”, la baronessa Tonge, un rappresentante dei medici volontari a Gaza, il direttore dell'agenzia Infopal, associazione donne palestinesi in Europa ed interventi dal pubblico.


Il redattore capo della tv Al Jazeera, Ghassan Ben-Jeddou, giornalista tunisino con cittadinanza libanese, ha parlato della stampa della resistenza. “il giornalista è quello che partecipa o quello che racconta? Occorre spiegare che cos'è la resistenza. Il mondo arabo della carta stampata ha già dimostrato la sua professionalità, superando le censure del paese occupante. Siamo stati accusati di favorire i criminali, di diffondere l'odio con le nostre crude immagini! Ma la nostra intenzione era solo quella di mostrare la verità, al contrario di altri che di fatto hanno giustificato gli occupanti. Non ci sarà futuro nel mondo arabo finché c'è sovranità sui midia”.

 

Questa conferenza, ancora una volta, ha dimostrato la censura dell'informazione. Siamo tutti democratici, vogliamo la libertà, ma, chi decide quello che il popolo deve sapere??
Anche i giornalisti, come i medici, hanno un codice deontologico da rispettare.....

 

 

Il lavoro del giornalista si ispira ai principi della Libertà d'informazione e di opinione, sanciti dalla Costituzione italiana, ed è regolato dall'articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963 ”dalla carta dei doveri del giornalista”:

“Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all'informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile.

Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici. La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. II giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato.

Il giornalista ha il dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche.”
 

FOTO DELLA CONFERENZA


(Video) http://www.youtube.com/watch?v=HztsIROzwIM

 

(2 maggio 2009)


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