VOCI DALLA PALESTINA
Il
n. 39 del quindicinale di controinformazione “BoccheScucite” riporta una notizia “dimenticata” dalle
varie agenzia di stampa.
Il
16 agosto una cinquantina di italiani, operatori di pace, non violenti, armati
solo di macchine fotografiche e di taccuini, hanno percorso le strade della
città fantasma di Hebron, tra le case occupate dai coloni israeliani.
L’obiettivo era monitorare le pesantissime conseguenze umanitarie del sistema
di occupazione. Superando i check-point dell’esercito e il muro dell’apartheid
per raggiungere centinaia di esseri umani nei villaggi dimenticati della West
Bank, hanno raccolto il grido disperato di un popolo sull’orlo di un disastro
umanitario.
La
vera notizia è che ognuno di loro, non ha taciuto, denunciando quello che hanno
visto ed ascoltato di una terra violata dal 1948; denunciando il silenzio che
avvolge la tragedia palestinese; denunciando la politica globale della paura che
si è impossessata della gente; denunciando il piano “transfer” israeliano che
mette in pratica il principio di ”più arabi possibile in meno terra possibile”,
e denunciando la corresponsabilità di questa devastazione annunciata.
Intervista esclusiva per BoccheScucite
allo storico israeliano ILAN PAPPE
Uno dei più celebri tra i
'nuovi storici', già professore all'Università di Haifa, ha recentemente
sconvolto il mondo intellettuale israeliano con la sua decisione di abbandonare
lo stato ebraico per trasferirsi in Gran Bretagna. «Trattato come un appestato,
era diventato impossibile lavorare per chi come me è contrario al sionismo».
Rompere gli schemi,
sfidare il pensiero dominante, raccontare un'altra verità, più scomoda e compromettente
di quella ufficiale. È questo che nella sua lunga attività accademica ha fatto
lo storico ebreo israeliano Ilan Pappe, superando ostilità e diffamazioni. Il
suo percorso tuttavia si sta complicando, la sua strada è piena, oggi più di
prima, di insidie di ogni genere. Così è giunta la decisione temuta dai suoi
lettori ed estimatori in giro per il mondo. «Sono continuamente preso di mira»,
dice Pappe con tono di profonda amarezza. Poi, accennando un sorriso, aggiunge
«Ma dall'estero continuerò la mia battaglia affinché il conflitto
israelo-palestinese venga riportato nel suo vero contesto storico, lontano dal
mito e dalle false verità che lo hanno segnato in tutti questi decenni».
Docente presso il Dipartimento di scienze politiche e rappresentante
dell'Istituto Emil Touma per gli studi palestinesi, Ilan Pappe ha scritto
numerosi libri e collabora con riviste locali e internazionali. Tra i suoi saggi
sono da segnalare «The Making of the Arab-Israeli Conflict» (London and New
York 1992), «The Israel/Palestine Question» (London and New York 1999), «La
storia della Palestina moderna» (Einaudi 2004), «The Modern Middle East»
(London and New York 2005) e l' ultimo, «The Ethnic Cleansing of Palestine»
(2006).
Nandino Capovilla,
referente nazionale per Pax Christi della “Campagna Ponti e non muri”, lo ha
incontrato a Ramallah alla presentazione del suo ultimo libro «La pulizia
etnica della Palestina» che ci auguriamo esca presto in Italia per le edizioni
Einaudi.
Per capire la forza
dirompente degli studi di Pappe, che utilizzano nuove fonti israeliane e che
gli fanno concludere che «la guerra del '48 non ebbe come risultato
l'espulsione dei palestinesi ma come obiettivo stesso la loro pulizia etnica»,
annotiamo il semplice fatto di cronaca che la sede della conferenza è stata
tenuta segreta fino all'ultimo minuto...
BOCCHESCUCITE: Pensa che la soluzione “due popoli, due
stati” sia ancora possibile? Se lo è, pensa che sia una soluzione democratica?
ILAN PAPPE: No, penso che questa soluzione sia irrealistica e
moralmente sbagliata. L'unico modo per
applicare dei veri principi democratici alla questione della Palestina è quello
di istituire uno stato democratico e laico.
BOCCHESCUCITE: Cosa
pensa l’Israeliano medio della situazione attuale? Che reazione avrebbe
leggendo il suo ultimo libro?
ILAN PAPPE: L'israeliano medio è confuso per quanto riguarda
il futuro e non ha una prospettiva su come uscire della crisi attuale.
La situazione economica è
buona, mentre sicurezza personale è minacciata e la paura di una guerra catastrofica è sempre
presente. Una delle cose su cui l'israeliano medio è d'accordo è l'atteggiamento
dell'élite politica israeliana nei confronti dei Palestinesi: l'occupazione nei
territori palestinesi deve continuare, come deve continuare la discriminazione
contro i palestinesi dentro Israele.
La maggior parte degli
ebrei israeliani potrebbe in un primo momento negare quello che scrivo; poi potrebbe giustificarlo… E forse alcuni,
dopo un po', si sentirebbero in
imbarazzo e cambierebbero i loro punti di vista. Tutto sommato è per questo che
i media israeliani stanno provando a ignorare il mio libro.
BOCCHESCUCITE: Cosa
dovrebbe fare l’Europa per cambiare la situazione?
ILAN PAPPE: Dovrebbe fare due cose: primo, allontanare la sua
politica da quella degli Stati Uniti, se possibile. Secondo, i politici devono
ascoltare i loro elettori che chiedono una forte pressione, anche sanzioni, su
Israele per cessare l'occupazione e permettere una vita normale e democratica
per i palestinesi.
Ramallah, 4 agosto 2007
(si ringrazia Farah per i
contatti e la traduzione).
QUESTA INTERVISTA sarà
pubblicata in MOSAICO DI PACE, rivista promossa da Pax Christi. www.mosaicodipace.it