ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
Di Enrico Gatti
Regia: Tim Burton
USA, 2010
Voto: 8.5
Con Alice nel paese delle meraviglie il regista Tim Burton regala al pubblico uno dei suoi film più magici. Alla settima collaborazione col fidato e camaleontico Johnny Depp, Burton arriva quasi obbligatoriamente a confrontarsi con uno dei romanzi più visionari, al quale forse è sempre stato associato dai fan anche senza esserne un grande ammiratore, almeno fino a questo momento. Le creature di Carroll abbandonano l’aspetto burlone e giocoso dei precedenti film e si trasformano in grotteschi burattini che riempiono gotici scenari dal gusto barocco. Gli stessi personaggi ‘umani’ si complicano e diventano particolarmente credibili anche nella loro (non)umanità, dalla quale emergono sentimenti e storie personali: “preferisco essere temuta che amata” pronuncia una mortificata Regina Rossa rimasta sola e tradita da tutti. Con uno dei film più burtoniani della sua carriera, il regista osa molto sconvolgendo completamente la storia del libro. Come dichiarato da Tim, il suo intento non era né quello di proporre un sequel, né di realizzare un remake, ma di fornire una completa rilettura della vicenda. Alla serie di incontri scollegati la sceneggiatura di Linda Woolverton (La Bella e la Bestia) sostituisce un’unica storia che coinvolge tutti i personaggi.
Quello davanti agli occhi di Alice, ormai ventenne, non è il solito mondo delle meraviglie che l’accompagna fin da bambina (quando vi entrò per la prima volta), ma una nuova realtà con dinamiche tutte nuove. Di quel primo viaggio Alice conserva solamente un ricordo, tramutatosi con gli anni in un insidioso incubo dal quale liberarsi perché troppo assurdo per essere vero. La giovane si renderà presto conto come, da questo sogno, non sarà possibile svegliarsi con un semplice pizzico al braccio. Costretta a rimanere dovrà affrontare le sue paure prendendo quelle decisioni coraggiose e mature tanto difficili nel mondo magico quanto in quello reale.
La produzione è Disney, e questo mette al servizio di Burton i mezzi giusti e il potenziale illimitato del digitale con una qualità eccelsa. Le musiche di Elfman, nello specifico particolarmente epiche, sono come sempre all’altezza. La cosa che più conforta è vedere come il carattere artistico di Tim emerga anche in queste grandi produzioni (nonostante alcune inquadrature in soggettiva per la valorizzazione del 3D, non proprio vincenti). La sua impronta la ritroviamo nell’estetica (i vestiti originali, gli interni roccocò, le foreste con alberi dai rami a spirale) e soprattutto nell’ironia dei personaggi. Fanno ridere gli animaletti psicotici che ringhiano fissando un cucchiaio, i gatti che evaporano, le movenze dell’incantevole quanto ‘suonata’ Regina Bianca, i deformi cortigiani che accentuano fisicamente i loro difetti caratteriali e ovviamente gli scatti d’ira della Regina Rossa (una straordinaria Helena Bonham-Carter).
Mentre Sweeney Todd aveva diviso i pareri raccogliendo pro e contro, penso si possa dire che Alice nel paese delle meraviglie sia un film per tutti, bambini, adulti, pubblico e critica, perché avvicina lo stile d’autore al cinema direi più commerciale in assoluto, quello Disney. Assolutamente consigliato.
Probabilmente da nausea il 3D.