CARNAGE
di Enrico Gatti
Regia: Roman Polanski
Francia, Germania, Sp, Pol, 2011
Voto: 8
Carnage, Il dio della carneficina; dall’opera teatrale di Yasmina Reza, qui anche sceneggiatrice, l’ultimo imperdibile film di Roman Polanski.
Tutta la storia è riassunta nei primi minuti: un lungo piano sequenza muto in cui due ragazzini litigano, un incontro fra due coppie di genitori intenzionati a risolvere la questione.
Un piccolo pretesto quello utilizzato dall’autrice, per mettere l’uomo di fronte a tutta la sua (dis)umanità.
La pacatezza di un primo incontro, i formalismi educati, le prime buone impressioni. Tutto frana sotto una valanga di parole sempre più infuocate e, forse, sempre più autentiche.
Polanski costruisce tutto con un’ottima regia che segue, anzi incalza, il ritmo dei dialoghi. I cambi di inquadratura riescono perfettamente a scandire le battute e ad utilizzare al meglio il poco spazio a disposizione. Per non snaturare il carattere teatrale dell’opera, il regista decide di mantenere un’unica scenografia, quella dell’appartamento, trasformandolo però da mero contorno teatrale a trappola claustrofobica cinematografica. E’ qui forse il marchio di fabbrica del regista, il quale interpreta ‘il chiuso’ esaltandone la componente ansiogena, come già aveva fatto nei film Repulsion, Rosemary’s Baby e sulla barca de Il coltello nell’acqua, innalzando la tensione a livelli da thriller anche nella messa in scena di una commedia come Carnage.
Un altro aspetto che viene potenziato nel film, rispetto alla rappresentazione dal vivo, è la comicità. La vicinanza della telecamera ai volti dei fantastici quattro riesce a cogliere anche il minimo cambio di espressione aggiungendo sfumature che a teatro sono per lo più affidate al tono della voce. Le splendide interpretazioni degli attori (Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz e John C. Reilly) danno ancora più spessore a personaggi già memorabili in grado di rappresentare tutto quello che di umano c’è in noi. Il film in questo senso non è che un grande sfogo di rabbia, frustrazioni e indignazione. Un gioco di alleanze a cui ogni personaggio cerca di aggrapparsi per far valere le proprie idee. Alan e Michael ad esempio li troviamo prima impegnati nel ruolo di padri, poi in quello di mariti ed infine in quello di uomini, nel quale essere complici, in difesa di una cinica e rilassata accettazione del mondo. Nancy con il suo bagaglio di frustrazioni e rancori inespressi cerca la complicità dell’altra madre per non sentirsi sola coi suoi doveri. Infine Penelope, interessantissimo personaggio che incarna il lato ‘buono’ dell’occidente fatto di nobili convinzioni e indignazione verso le ingiustizie del mondo, e contemporaneamente il lato ‘cattivo’ in cui la forza delle idee è tale da condurre spesso al paradosso (come la stessa Penelope che arriva ad alzare le mani sul proprio marito in nome della sua personale lotta contro la violenza) e ad affermare con arroganza una fittizia superiorità morale che delegittima il potere di scelta delle altre persone.
Le dieu du carnage è stato rappresentato con successo nei teatri di tutto il mondo. L’adattamento italiano è di Roberto Andò. La scorsa stagione lo spettacolo è stato portato in scena nei teatri italiani con quattro attori d’eccezione: Silvio Orlando, Alessio Boni, Anna Bonaiuto, Michela Cescon.