CESARE DEVE MORIRE
di Enrico Gatti
Regia: Paolo e Vittorio Taviani
Italia, 2012
Voto 5
Sembra proprio che Cesare debba morire, ma perché?
Voglio dire, era necessario scomodare Shakespeare? Gli sceneggiatori italiani non sono capaci di scrivere qualcosa di nuovo e accattivante?
E poi, perché il carcere? Perché proprio Rebibbia? Perché molti attori parlano in dialetto? Non si riesce a fare qualcosa dal gusto italiano senza evocare inutili campanilismi?
Dopo 76 minuti finalmente arriva la risposta a tutte queste domande. I personaggi sono dei veri detenuti!
Ecco dunque! Ora sì che è tutto più chiaro. E poi?
E poi … Basta.
Purtroppo è così, il film collassa su quest’unico assioma. Andare a vedere il film dei Taviani senza essere al corrente di questo piccolo dettaglio significa non capire il senso di quello che si sta guardando, ma anche sapendolo preventivamente viene da chiedersi, ancora una volta: perché?
Il film è vuoto e inconcludente. La regia è piatta. Il bianco e nero sembra più uno specchietto per allodole in cerca d’autore che una vera scelta stilistica.
Della trama, che dire. Rimane tutto gratuito, nessuna riflessione o contenuto, la tragedia non si lega alle vicende del carcere, non ci sono nemmeno veri momenti in cui finzione e realtà si mescolano; ci sono solo attori che si fanno coinvolgere dalla recita perché capiscono le battute che stanno declamando. Bella considerazione, non si poteva darlo per scontato?
E dire che in effetti gli attori dimostrano veramente di avere ottime capacità recitative. Ed proprio per questo che non avevano nessun bisogno di un film che sapesse di saggio di fine anno per far vedere i progressi dell’alunno durante l’anno (detentivo). E lo spettatore, in tutto questo, faceva volentieri a meno di essere chiamato ad interpretare la parte del genitore che deve apprezzare lo spettacolo a tutti i costi perché conosce chi ci recita.
Non si può apprezzare un film solamente per il significato che gli viene attribuito prima di entrare in sala. Il film deve essere un’opera in grado di definirsi autonomamente, degna di essere vista in quanto tale. Il resto può essere certo un valore, ma aggiuntivo, non fondante.
A furia di non rischiare, di non provocare, a furia di rifarci a storie che abbiamo vissuto o che sappiamo rielaborare, diventeremo schiavi delle docu-fiction. Ogni parziale verità della nostra storia verrà svelata, ogni indice verrà puntato contro i presunti colpevoli, e intanto il mondo fuori avanzerà mentre noi perderemo sempre più rapidamente la capacità di riflettere sul nostro futuro.
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