DON JON
di Enrico Gatti
Regia: Joseph Gordon-Levitt
USA, 2013
Voto: 8
La dipendenza dalla pornografia raccontata in una commedia vivace e piuttosto intelligente. Intelligente perché, oltre alla comicità, offre spunti di riflessione su temi sicuramente inusuali per una commedia sentimentale che vengono affrontati con una maturità ed una serietà non scontate, nemmeno per un film drammatico.
Tutto parte dall’ossessione del protagonista per il porno. Un’ossessione raccontata senza particolare inventiva utilizzando immagini convulse e martellanti, molto simili a quelle che Aronofsky utilizzò a suo tempo in Requiem for a dream. Uno stile familiare, rimasto comunque efficace. La bravura dell’autore, a questo punto della storia, sta nello sdrammatizzare i problemi personali del personaggio, senza incappare nella trappola del giudizio. Di moraleggiante non c’è nulla, perché nulla è effettivamente sbagliato. Eppure qualcosa lo diventerà, ma solo quando cambieranno le priorità nella vita del protagonista. Jon si accorgerà dell’impatto che la pornografia ha avuto sulla sua percezione della sessualità, portandolo ad una perenne insoddisfazione derivante dall’unidirezionalità dei suoi rapporti (nella dinamica del ‘ricevere’ senza ‘dare’) e dall’impossibilità di raggiungere gli standard propri della finzione pornografica. Cercando di uscire da questa specie di autismo sentimentale, Jon tenterà di ‘far funzionare’ la relazione con la bella Barbara, interpretata da Scarlett Johansson. Apparentemente perfetta per lui, questo esplosivo incontro fra Jessica Rabbit fattasi donna e una commediante da reality show, si rivelerà invece una donna insensibile e manipolatrice, seppur nella sua tenera ingenuità di giovane in cerca della storia perfetta. Disarmato, Jon finirà per assecondare i desideri della ragazza, nell’unico modo che conosce: dare spasmodicamente senza chiedere nulla in cambio, nemmeno l’essere compresi.
Porrà fine a questa insana e logorante relazione la matura Esther (Julianne Moore) e proprio lei gli insegnerà cos’è il vero amore, prima di tutto, verso se stesso e verso gli altri. Questa educazione sentimentale farà scoprire a Jon un amore più completo, che parte dall’accettazione incondizionata dell’altro e conduce allo smarrimento delle due identità, l’una nell’altra. Forse un tantino retorico, ma molto romantico.
Don Jon è, possiamo dirlo, una grande dimostrazione di talento da parte del giovane Joseph Gordon-Levitt, qui impegnato nel triplo ruolo di interprete, regista e sceneggiatore. Ben scritto e diretto, il film si completa con la credibile interpretazione del suo protagonista. Levitt stravolge la propria fisicità per costruire con grande attenzione un personaggio che, per quanto sopra le righe, e in parte stereotipato, è capace di esprimere un’inaspettata individualità. Proprio come questo film.