Una
sfida a se stessi nella natura
Into
the wild
– voto : 7,5
Presentato
al Festival del cinema di Roma del 2007, dove riscosse grande
successo di critica, giunge finalmente sugli schermi italiani
l’atteso quarto lavoro alla regia di Sean Penn.
Un
lavoro frutto di una paziente attesa
Il
film, risultato di una lunga e paziente attesa, fenomeno assai raro
per la vorace e frenetica industria del cinema, s’intitola “Into
the Wild” ( Nelle terre selvagge ), ed è la libera
trasposizione del romanzo best seller di Jon Krakauer “ Nelle terre
estreme “, pubblicato nel 1996. Pellicola e romanzo, raccontano la
vera avventura di Christopher McCndless ( interpretato da Emile
Hirsch ), un giovane neo laureato alla università della West
Virginia, che all’inizio degli anni ’90, sceglie di abbandonare
famiglia e beni materiali per intraprendere un viaggio solitario
lungo gli Stati Uniti. Sean Penn ha dovuto aspettare 10 anni ed il
2006, per ottenere i diritti necessari ad avviare l’esecuzione del
film, anche se il progetto era in cantiere da tempo.

Una
pazienza indice dell’enorme importanza che l’attore regista
californiano ha attribuito a questa storia, così unica e
particolare. Un lavoro carico di significato, realizzato con grande
cura e professionalità, anche se non tutti gli obbiettivi sono
stati centrati alla perfezione.
Il
film
Christopher
è un giovane come tanti, cresciuto in una famiglia benestante
dall’apparenza serena. Egli lamenta come molti ragazzi della sua
età un rapporto conflittuale con i genitori ( il bravissimo
William Hurt e Marcia Gary Harden ). Futuro e carriera sembrano già
disegnati, ma all’oscuro di tutti, matura in silenzio la decisione
di imboccare una strada ben diversa. Una giovinezza trascorsa
nutrendosi di letture classiche come Jack
London, con il suo richiamo della foresta,
alimentano il sogno di sfidare il Grande Nord. A fornire la spinta
decisiva, contribuirà il lacerante dolore di scoprire come il
rapporto con i suoi genitori, sia stato un susseguirsi di menzogne e
falsità.
Pieno
di rabbia verso la propria famiglia, di cui salva solo l’amore per
la sorella minore, e animato da un immenso desiderio di mettersi alla
prova, decide di partire facendo perdere le sue tracce.
Con
lo pseudonimo di Alexander Supertramp ( letteralmente il “super
vagabondo o camminatore”), Christopher inizia una lunga cavalcata
attraverso gli Stati Uniti, che come meta finale prevede l’Alaska
con la sua natura selvaggia e purissima. Sarà un viaggio denso
di esperienze e di incontri toccanti, dove le testimonianze di amore
e affetto sincero conquistati dalla sua limpida anima, non lo faranno
recedere dal suo disegno. Libero dalle imposizioni e dagli obblighi,
scopre quanto meraviglioso risulti mettersi di continuo in
discussione, ed essere il protagonista assoluto del proprio destino.
Il dramma vissuto dai genitori in attesa, non scalfirà la sua
fermezza.
L'analisi
Un
film scritto per intero da Sean Penn, che ha dato mostra di un amore
fortissimo per la storia di questo giovane. Un lavoro che vuole
indurre ad una profonda riflessione sul nostro tempo. La spinta che
muove Alex/Chris ad isolarsi per ricercare se stesso, esprime il
bisogno di un contatto con la natura quale ancestrale richiamo
dell’uomo. Occorre riconquistare nella vita, la misura,
l’equilibrio, il rispetto e la sincerità nel relazionarsi
con gli altri esseri viventi, che siano uomini, animali o piante.
Ridare un senso antico all’esistenza, trasforma il proprio cammino
in una ricerca della verità interiore e diviene quasi un
dovere estremo verso se stessi. Porsi almeno una volta, nelle
condizioni di poter contare solo sulle proprie forze, per affrontare
il mondo e con lui misurarsi senza paracaduti, viene indicato come un
passaggio indispensabile di crescita emotiva e spirituale. Il lavoro
indica una direzione opposta a quella dettata da un epoca dove non si
concede spazio alla riflessione in genere. Quasi si tema l’effetto
della sua azione negli uomini. L’isolamento da tutto ciò che
ci circonda infine, viene spesso inquadrato più come un
pericolo che come un rifugio. Penn inoltre, non si sottrae a porre
l'accento sul cinismo e l'egoismo del protagonista, quali punte
dell'iceberg di una immaturità latente.
I
singoli elementi che compongono la pellicola sono tecnicamente
eccellenti. La fotografia è splendida, illuminata da una lunga
rassegna di sequenze che esaltano le ricchezze naturali del pianeta
nord americano, dal Grand Canyon all’Alaska.
La
macchina da presa viene utilizzata da Penn in modo personale e
coinvolgente, alternando inquadrature che scavano nell’anima degli
uomini, ad altre che ne rimpiccioliscono la figura fino quasi ad
annullarla, al cospetto dell’immensità della natura che li
circonda. La colonna sonora è straordinaria, costituita quasi
interamente da brani interpretati dalla voce struggente di Eddie
Vedder, leader e cantante dei Pearl Jam. Una collezione di pezzi
acustici di estrema bellezza per melodia e testo.
Il
regista ha cercato di infonderci lo spirito di Christopher, per
addentrarci nel suo disperato bisogno di libertà: una sfida
che si evolve e matura nell’infinito amore per la natura. Pur non
intaccando la grande intensità del messaggio, Sean Penn non
riesce a pieno a comunicare con disinvoltura un tale universo di
emozioni e desideri. Il ritmo narrativo subisce l’influsso negativo
di una fusione imperfetta delle componenti della pellicola. A volte,
le immagini pur bellissime, non sono incollate al cuore del
protagonista, e diventano fini a se stesse. La suddivisione del
racconto in fasi distinte poi (“Nascita”, “Adolescenza”,
“Famiglia”, “Conquista della saggezza” ), tendono a rendere
l’esposizione carica di una lirica eccessiva. Il risultato è
che lo spettatore si trova avvolto da immagini, musiche, e parole
tali, da creare un intreccio a volte un po’ appesantito. Come un
adolescente che per il troppo amore e per le tante emozioni da
esprimere tutte insieme, finisca con il perdere a tratti la lucidità,
dinanzi alla sua amata.
Sean
Penn regista e attore
La
carriera di regista di Sean Penn, aveva visto la luce nel 1991 con “
Lupo solitario “, seguito da “ 3 giorni per la verità”
nel 1996, e da “ La promessa “ nel 2001. Un trittico marcato da
una progressiva maturazione, che in “Into the Wild “ trova
continuità, anche se le sfumature fortemente drammatiche,
lasciano il posto ad una narrativa più descrittiva.

Ma se la
formazione artistica dietro alla macchina da presa, appare ancora da
consolidare, in qualità di attore Penn, è oramai da
anni uno degli interpreti drammatici di maggior talento. Una lunga
gavetta condita da lavori non sempre convincenti, hanno trovato la
consacrazione in opere come “ Dead man walking “, “ La sottile
linea rossa “, “ 21 Grammi “ e “ Mistyc River “, che gli
consentì la conquista dell’oscar da attore protagonista nel
2003.
Le
interpretazioni
In
tema di interpretazioni, quelle fornite dal cast risultano di ottimo
livello, anche se per Emile Hirsch, alla sua prima prova importante,
si attendono conferme. Il 23enne attore come il regista nativo della
California, ha dato mostra di un grande professionismo e
trasformismo, adattandosi ad un personaggio che ha richiesto un lungo
periodo di studio e allenamento.

Ecco
un passaggio di una sua intervista: “ Ho
cercato di trovare un equilibrio tra i diversi aspetti della sua
personalità, cercando di non farne un martire né di
indulgere nei suoi difetti. Il nostro obiettivo era di presentarlo
così come credevamo che fosse realmente cercando di
rispettarne l'autenticità, la sua natura appassionata ma anche
l'egoismo, l'immaturità. Quanto alla parte fisica, ho corso
molto, mi sono allenato molto, ho seguito una dieta. Sebbene sia un
ragazzo molto fisico, ho dovuto affrontare delle cose nuove che non
avevo mai provato prima, come scendere in kayak lungo il fiume,
un'esperienza davvero terrificante”.
Molto
toccanti le prove di Catherine Keever e Brian Dierker ( la matura
coppia hippy ), e di Hal Hoolbrook ( l’anziano che vuole adottare
Chris). Due personaggi che sembrano usciti dalla scuola di Clint
Eastwood, maestro nel dare voce a chi soffre ai margini della società
americana.
Felicità
nella condivisione
Sean
Penn lancia un inno fortissimo a vivere la vita in libertà e
non passivamente, a non rimanere in attesa del destino, alla ricerca
continua di sfide per misurare il proprio valore al fine di crescere.
Un percorso duro e difficile, da compiere in parte anche in
solitudine, ma con la piena consapevolezza, che la vera felicità
è raggiungibile solo con la condivisione con gli altri del
risultato finale.