LOURDES
di Enrico Gatti
Regia: Jessica Hausner
Austria, Francia, Germania; 2009
Voto: 9
Da 150 anni a Lourdes accadono miracoli, e questo film ne è sicuramente un esempio. La trentaseienne austriaca Jessica Hausner, al suo terzo lungometraggio, presenta il film al festival di Venezia che, in parte snobbato dalla giuria, riceve solo premi minori, raccogliendo però larghi consensi fra il pubblico e la critica internazionale.
Partendo dall’idea di raccontare un miracolo, la Hausner decide di affidare (dopo più di un anno e cinque pellegrinaggi) la sua storia al santuario francese, uno dei luoghi che ancora oggi rappresenta il lato più mistico della religione cattolica.
La scelta è quella di un film “nella religione”, ma non religioso, un affresco minimale dipinto da una telecamera amaramente immobile che ritrae volti e sentimenti, raccontando a gran voce la solitudine umana.
Con freddezza e lucidità viene descritto un mondo fatto di riti perpetui e infinite processioni dove carovane di pellegrini affollano le strade, come le madonne i negozi di souvenir. Come tanti altri, anche Christine (interpretata da Sylvie Testud) ha deciso di intraprendere il suo viaggio di scettica speranza verso la guarigione.
Fra le attese, le invidie e l’incredulità di fronte al miracolo, il film racconta spietatamente l’impossibilità dell’uomo di accettarsi nella malattia. La rabbia, sincera, nasce dall’assenza di una spiegazione logica. Il Dio libero che tutto permette, nel suo progetto divino, non soddisfa. I sorrisi a stento mascherano la solitudine e il conforto non arriva nemmeno dalle persone che si riempiono la bocca della parola accoglienza. Infine il malato, solo, nell’intraprendere un viaggio, che rinuncia alla propria razionalità tanto da arrivare ansioso al momento della benedizione, aggrappato disperatamente ad una bottiglietta piena d’acqua “santa”.
Con uno stile asciutto e discreto la regista è chiara nell’identificare il vero miracolo con la guarigione dell’anima, sottolineando come troppo spesso questo aspetto venga ignorato, e le attenzioni erroneamente focalizzate per intero sulla ben più clamorosa e tangibile guarigione del corpo; ma allo stesso tempo, la Hausner, rimane ambigua sul tema stesso del miracolo glissando elegantemente dal formulare prese di posizione sulla veridicità di tale fenomeno.
L’inevitabilità della condizione umana blocca dal formulare critiche; non ci sono colpe, solo uomini imperfetti, che non capiscono un mondo che forse tanto senso non ha.