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Visti per Voi » Moonrise Kingdom  
MOONRISE KINGDOM
di Enrico Gatti


Regia: Wes Anderson
USA, 2012
Voto: 8


Due giovani si incontrano ad una recita scolastica, si innamorano all’istante, ma non riuscendo a vivere insieme, decidono di architettare un piano per mettere in atto la loro fuga d’amore.
Un giovane scout, talentuoso, orfano di madre e padre, affidato ad una famiglia che con lui ha gettato la spugna, fugge dal campo estivo per percorrere l’antico sentiero indiano dell’isola in cui si trova. Una giovane ragazza, primogenita, affezionata al suo binocolo, con una passione per i libri d’avventura, scappa di casa con tre valigie.
Un capo scout che rimprovera, ma allo stesso tempo ammira, il gesto del giovane fuggitivo, organizza una spedizione punitiva, di salvataggio, per recuperare il piccolo disertore.
Una coppia di genitori contatta uno sceriffo per riportare a casa la piccola evasa. Il padre sembra concentrato su altro. La madre ha una relazione con lo sceriffo. Anche lo sceriffo ha una relazione con la madre. A tutti preme ritrovare la primogenita, anche se tutti la ritengono un ‘soggetto problematico’.
Arriva una donna che si chiama Servizi Sociali, atterra in elicottero. Arriva una tempesta ed una inondazione. E poi?
In questa spirale di eventi, persone e case sull’albero, tutto si rincorre senza tregua. La mano inconfondibile di Anderson tinge il film con toni surreali che spiazzano e divertono, dall’inizio alla fine.
La bellezza delle immagini, dei colori, e la tenerezza dei protagonisti, giovani eppure molto bravi, sono gli ingredienti perfetti di un prodotto che sembra soddisfare proprio tutti, critica e pubblici.
La comicità, anche questa, è approcciabile a diversi livelli, di gusto e comprensione. Un film densissimo, eccessivamente ricco, originale e ben diretto. In generale, un bell’esercizio di stile e di carattere.
A risentire, di questo ensemble, è in parte la struttura, non perfettamente solida, che fatica a tenere uniti gli elementi della trama, più vicini ad un flusso caotico che ad una serie di (s)fortunati eventi. Effetto voluto? Forse, ma il tempo non passa, e del film si percepisce tutta la lunghezza. Strano.
Però è vero che, anche se ci si è accorti di aver passato due ore al cinema, ci sono modi molto più noiosi di spendere del tempo.


 

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