SOFFIO
di Enrico Gatti
Kim Ki-duk, 2007.
“Talvolta, c’è un momento nelle nostre vite in cui è difficile respirare.”
Il regista e sceneggiatore Kim Ki-duk mette in scena la storia drammatica di Yeon e Jin. Madre, moglie e scultrice, Yeon è una donna tradita e delusa dalla vita matrimoniale. Condannato per omicidio alla pena capitale, Jin è detenuto in carcere. I due si incontreranno quando Yeon gli farà visita dopo aver appreso dal telegiornale la notizia del suo tentato suicidio. La passione evolverà nell’arco dei pochi incontri, portando rapidamente all’estinzione del loro rapporto.
Sulla scia dei precedenti film, il regista, crea un altro gioiello intriso di misticismo e simbolismo, dove attrazione e crudeltà altro non sono che gli elementi inscindibili dei rapporti umani, e dove l’irrazionale e il reale si fondono completando la sua visione della vita umana.
L’ottima fotografia e l’impeccabile scelta dei colori confermano la sensibilità formale del regista per gli spazi e le atmosfere, già largamente apprezzata in lavori precedenti come Primavera estate autunno inverno e ancora primavera e Time. Preferendo interni spogli e poveri di dettagli, il regista, rinuncia ai coreografici e colorati esterni caratteristici di gran parte della sua produzione precedente, e gioca con inquadrature e riflessi spiando gli eventi attraverso finestre e telecamere di sorveglianza. Si crea così una sorta di complicità in cui il regista si fa spettatore e osserva la vicenda in uno schermo (il vigilante che appare riflesso sul monitor è lo stesso Kim Ki-duk).
Questi aspetti diventano non solo punti di forza stilistici del film, ma anche funzionali per esprimere gli stati d’animo dei protagonisti, e assimilabili al simbolismo tipico delle opere di Kim dove ogni immagine è emblema di un significato superiore.
“Soltanto perché noi non ci troviamo nel braccio della morte, non significa che siamo in grado di respirare liberamente.”
Ecco dunque che un salotto ripreso dall’esterno si trasforma in prigione con semplici persiane al posto di pesanti sbarre, che una tosse diventa simbolo di malessere interiore, che piccoli ambienti del carcere amplificano la percezione della claustrofobia esistenziale dei personaggi.
Nel film, i dolori, la perdita di fiducia e l’isolamento, sono paragonati alla perdita del “soffio”, ma il regista spinge la riflessione fino alla relazione fra il “soffio” e la morte. Aggrappandosi ad una esperienza infantile della donna che lei racconterà al detenuto, e alla vita stessa di quest’ultimo, Kim sviluppa l’avvicinamento reciproco proprio sull’attrazione di entrambi per la morte.
Il gesto chiave del film diventerà proprio il soffocamento, simbolo di morte e dono di Yeon, che conforterà Jin proprio nel momento della fine, legandoli indissolubilmente.
Un piccolo film dunque che interpreta la drammaticità della vita e la deride con attimi surreali accompagnati da eccentriche carte da parati, un film in cui angeli con ali ripiegate si ribellano scegliendo la loro strada,e dove nulla è troppo impossibile per essere amato.
FILMOGRAFIA
Crocodile 1996
Birdcage Inn 1998
L’isola 2000
Address Unknow 2001
Bad Guy 2001
Primavera, estate, autunno, inverno …e ancora primavera 2003
La samaritana 2004
Ferro 3- La casa vuota 2004
L’arco 2005
Time 2006
Soffio 2007