E’
SOLO UNA QUESTIONE MORALE?
Boris
“E’
la stampa, amico mio. La stampa, e non ci puoi fare un bel niente…”. Con questa
frase si concludeva lo straordinario film IV
potere. Un’espressione, volta soprattutto a sottolineare l’impossibilità di
fermare le rotative appena avviate. Quelle stesse rotative che in breve
avrebbero prodotto il giornale, strumento di denuncia, sagace ed efficiente,
contro il sopruso dei potenti.
Credo
sia giusto cominciare da qui anche perché molte cose sono cambiate nel sistema
informativo mondiale. Un sistema che in contemporanea ha aumentato la sua
qualità tecnologica e ridotto i reali spazi di libera espressione.
Questo
non lo scopriamo solo oggi dalle intercettazioni pubblicate dal Giornale in
modo politico-strumentale sul caso UNIPOL. Anche se non si può negare che
questo episodio, rappresenta un aggravante su cui tutta la stampa dovrebbe
interrogarsi. Come su chi ha fornito le informazioni al Presidente del
Consiglio sul presunto colloquio tra Fassino e
il Presidente delle Assicurazioni Generali dato, che tale evento, non
rientrava in nessuna situazione d’indagine.
Tralasciamo
per il momento la questione “Servizi-informa stampa” ed occupiamoci della
vicenda che ha in se del ridicolo ma che in realtà pone diversi interrogativi.
In particolare sulla nuova sinistra del XXI secolo.
Infatti
ciò che è successo al Dott.Conforte e compagnia, nel senso non solo
assicurativa, ha radici molto lontane. Qui non si tratta solo di richiamare
alla memoria “la questione morale”, tanto sbandierata da Enrico Berlinguer alla
fine degli anni 70’ ma, di avviare un
serio dibattito interno ai Democratici di Sinistra su quella che è stata sino
ad oggi, dalla fine degli anni 80’, la loro proposta politico programmatica.
In
questo ipotetico dibattito che spero avvenga, non bisogna dimenticare che si è
passati in breve tempo da una politica di statalizzazione al limite del puro
assistenzialismo, alla promozione della privatizzazione senza distinzione, come
panacea di tutti i mali che affliggevano il nostro paese.
Come
la passiva accettazione delle “ragioni di mercato” anche a discapito di una
forma di precarizzazione dei salariati che sta conducendo, contratto dei
metalmeccanici dopo contratto, il mercato del lavoro verso il modello
americano. E ancora: nel momento che si accetta acriticamente la realizzazione
praticamente de-tassata di utili realizzati solo attraverso l’esercizio di mere
operazioni finanziarie, non si capisce come si riesca a pretendere e sperare
nella correttezza di un mercato dove vince sempre il più forte o il più furbo.
Per non parlare delle dubbie linee imprenditoriali condotte in questi ultimi
anni, da alcune grandi cooperative, non solo nei confronti dei lavoratori-soci
che le rappresentano ma anche dei loro investimenti.
In
fondo credo, forse anche senza eccessivamente estremizzare, che il
Dott.Conforte, a parte i fondi di cui bisogna accertare l’indubbia provenienza,
in fondo si sia comportato come era necessario fare, per il bene della
compagnia, nel momento che si chiede di
poter entrare a giocare una partita a scacchi con chi a quel tavolo non ti ci
vuole. Come l’ex Presidente della Banca d’Italia molto vicino allo Stato del
Vaticano e a pezzi della vecchia Democrazia Cristiana, ora Margherita, che ha
di fatto impedito a UNIPOL di lanciare l’O.P.A. per oltre 50 giorni. Data in
cui poi, è avvenuto l’arresto. Peccato che tanta solerzia non sia stata tenuta
nei confronti di altri grandi e noti gruppi imprenditoriali come Parmalat e
Cirio che in tre giorni hanno sempre avuto l’accettazione delle loro
delibere.
Alla
luce di tutto questo ci risulta quindi, assai difficile non considerare il caso
UNIPOL come figlio illegittimo di queste politiche.
Qualche economista di rango dei Democratici di
Sinistra potrebbe affermare che sono certamente
esigenze complessive di equilibri di bilancio, che una forza che si propone di
governare un paese deve tener conto; ma almeno si abbia il coraggio di ammetterlo pubblicamente senza
aver paura di essere considerati come gli altri. Liberandosi così anche
definitivamente dal vincolo di ex-comunisti attraverso la nascita di quel
partito Democratico, tanto caro apparentemente solo a Veltroni, che per
esigenze elettorali si continua a lasciare nascosto nei sotterranei della
vecchia sede di via Botteghe Oscure.