UNA
TELEFONATA DAL CPT, POI……. SILENZIOMirka Garuti
Giovedì
18 ottobre i giornali locali di Modena riportavano la notizia di aver
ricevuto una telefonata direttamente dal Cpt. Era stato usato un
telefono a scheda, in dotazione ai detenuti, per comunicare con
l’esterno. E’ stata una voce che voleva solo chiedere di essere
ascoltata per sentirsi viva, presente, e non solo “un caso
qualsiasi”. E’ stata una voce di accusa, di denuncia. Edjel, una
ragazza boliviana di 27 anni, voleva, prima di tutto, spiegare i
motivi della protesta che era in atto all’interno del Cpt. “ Non
mangeremo più e prenderemo solo acqua, fino a quando qualcuno
non ci starà a sentire. Abbiamo fatto casino, spaccato tutto,
perché volevamo che dei giornalisti venissero qui a vedere la
nostra situazione.” Il racconto continua, facendo presente che,
anche se le autorità sono a conoscenza delle loro generalità
e del luogo di provenienza, “l’ospite” deve rimanere
all’interno della struttura per sessanta giorni. “ Perché
non ci fanno tornare subito nel nostro paese? Vivere qui dentro è
un incubo. Ci trattano male, ci danno da mangiare cose non buone. Le
giornate qui non passano mai. Per vedere la televisione dobbiamo
suonare il campanello e non sempre il personale addetto alla
sorveglianza risponde subito. Non facciamo niente tutto il giorno. Ci
viene la depressione:”

Edjel
viveva a Bergamo, dove ha lasciato il figlio presso una parrocchia.
Durante un controllo alla stazione è stata fermata, non aveva
il permesso di soggiorno e, senza nessuna spiegazione, è stata
condotta al Cpt di Modena. Si trova qui da un mese, non le permettono
neppure di parlare con un avvocato! Aveva un lavoro a Bergamo come
badante, ma la sua padrona non poteva ancora regolare la sua
posizione per la legge Bossi-Fini, così si era adattata a fare
le pulizie in un’altra casa, ma sempre senza permesso. Edjel ha
però pagato questa sua ribellione, questo suo tentativo di
fare conoscere questa realtà che, volutamente, vuole essere
tenuta nascosta e che nessuno vuole sapere. Venerdì mattina
alle cinque è stata trasferita, non si sa, dove.
Questa
è la fotografia del Cpt. Persone che vorrebbero lavorare con
un normale contratto di lavoro, ma che noi cittadini del mondo così
detto “civile”, non siamo in grado di mettere in pratica,
causando così, la loro detenzione dentro i centri di
accoglienza temporanea.
E’
TEMPO DI POLITICHE NUOVE SULL’IMMIGRAZIONE
Due
suicidi in pochi giorni e diverse rivolte succedutesi negli anni al
Centro di Permanenza Temporanea per immigrati clandestini di Modena,
ci sembrano francamente molti, troppi per continuare a sostenere
ancora che si tratti di un luogo in cui le libertà e i diritti
individuali sono rispettati.
Se
anche sinora non si era giunti a casi gravi come ai recenti
gravissimi fatti, altri indicatori gravissimi di una situazione
intollerabile di vita all’interno dei centri, altrettanto
preoccupanti, erano stati i 20 casi accertati di autolesionismo degli
ospiti.
E’ tempo di superare i
centri di permanenza temporanea, fino a chiuderli, e di affrontare da
subito il fenomeno migratorio con misure positive quali
l’introduzione del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro, il
diritto di cittadinanza legato alla nascita su suolo italiano (così
come recita la Dichiarazione Universale dei diritti umani ), la
riduzione dei tempi per il rilascio/rinnovo dei permessi di soggiorno
e una durata maggiore, una risposta tempestiva ai ricongiungimenti
familiari finalizzata ad una reale integrazione.
E’
giusto a questo proposito ricordare che nel rapporto della
Commissione De Mistura, presentato il 31 gennaio 2007, il Centro di
Permanenza Temporanea di Modena era stato segnalato tra quelli da
riconvertire per le condizioni logistiche a cui sono costretti gli
ospiti, ritenute così alienanti da spiegare l’esasperazione
che ha portato ad atti violenti contro altri e contro se stessi.
Ricordiamo
che clandestino non è equivalente a delinquente, e che spesso
nei Cpt convivono casi umani e sociali eterogenei, accomunati dalla
condizione di persone che, pur illegittimamente entrate nel nostro
paese, fuggono da situazioni di povertà e senza futuro, e
cercano qui un lavoro e una vita migliore. Una convivenza forzata
che spesso genera situazioni drammatiche, ponendo il problema della
reale funzione dei Cpt.
Quello che avviene e che
è avvenuto dentro il CPT di Modena riguarda tutta la città,
le sue istituzioni e le formazioni sociali intermedie. La gravità
dei recenti eventi chiama tutti in causa e chiede a Modena una
risposta umana, solidale e innovativa.
Ecco perché
chiediamo con forza che da subito e di concerto con le istituzioni
locali siano potenziati all’interno del Cpt di Modena i presidi di
ascolto, tutela legale e sanitaria e assistenza come pure le attività
di socializzazione (anche attraverso una riqualificazione del
personale interno), vigilando affinché siamo assicurati e
tutelati diritti e dignitose condizioni di vita di persone private
della libertà.
I
pochi sporadici correttivi introdotti per tamponare gli effetti
deleteri della Bossi-Fini, ancora in vigore non bastano;
l'approvazione del disegno di legge Amato-Ferrero può
permettere al nostro Paese e alle comunità locali di
impostare in modo strutturalmente diverso la gestione dei flussi
migratori.
Il superamento della Legge
Bossi – Fini non è più rinviabile! E’ la Bossi Fini
che con la sua impostazione ha finito per determinare l’aumento
della clandestinità in Italia e in questo quadro anche i Cpt
si sono rivelati luoghi impropri di detenzione e inefficaci –
anche in rapporto agli esorbitanti costi gestionali e ai risultati
ottenuti.
A
sostegno di questa denuncia, le associazioni promotrici annunciano la
volontà di partecipare al prossimo consiglio comunale (25
ottobre 2007) in cui si discuterà del centro di permanenza
temporanea e annunciano una iniziativa pubblica sulle tematiche
dell’immigrazione per coinvolgere e confrontarsi con la città.
I firmatari
ACLI
- Modena ,ARCI -
Modena, ASS.
CARCERE E CITTA’ – Modena, ASSOCIAZIONE
PER LA PACE –Modena, CASA PER LA
PACE – Modena, CGIL-
Modena, LIBERA
– Nomi e numeri contro le mafie, UDI
– Unione Donne in Italia -Modena, UISP
Modena
CPT:
UCCIDERSI IN GABBIACARO
SINDACO LE SCRIVO QUESTA MIA …
Novara
Flavio
Caro
Sindaco
le
scrivo questa mia, perché ancora una volta, sono venuto a
conoscenza di quanto è avvenuto all’interno del Centro di
Permanenza Temporanea (CPT) della sua città.
Due
giovani immigrati hanno deciso di togliersi la vita proprio in questo
bellissimo capoluogo, dominata della Ghirlandina e spesso
attraversata dalle rosse Ferrari. Una città che ostentando la
propria efficienza, pretende e promuove il proprio benessere, quasi
sempre con la presunzione da “prima della classe”. Ma è
davvero così? In cosa si misura realmente la “grandezza”
di una città?

Ho
apprezzato la sua lettera redatta in occasione dell’arresto dei
lavavetri a Firenze, per mano di un suo collega. In quella lettera ha
spiegato come anche a Modena, si sia riusciti ad aiutare e non ad
eliminare, questi cittadini. A rendere loro una dignità
vilipesa dal racket dei semafori o dalla clandestinità. E’
proprio in virtù di questa esperienza che ho deciso, caro
Sindaco, di scriverle.
Non le
sembra assurdo che in una città che ha costruito la sua
ricchezza sulla solidarietà e la collaborazione, due giovani
immigrati decidano di suicidarsi? Compiere il più atroce dei
gesti, che solo un’estrema e profonda disperazione può in
parte giustificare, non richiede ora e subito un nuovo intervento
serio e non coercitivo?
Vede,
sig. Sindaco come fa una città come la nostra a dormire sonni
tranquilli sapendo che una struttura appositamente costruita nel suo
comune, trattiene in prigionia, cittadini del mondo che per la
maggior parte sono alla ricerca di un lavoro?
Provi
per un momento a pensare alla logica delle cose e a non soffocare la
sua intelligenza dietro la volontà di alcuni ceti medi, di far
apparire tutti quelli che sono stranieri, come persone atte a
delinquere. Ho sempre ritenuto importante per una democrazia che i
delinquenti vadano rinchiusi nelle galere e non nei CPT. Ma se così
fosse, chi è veramente rinchiuso li dentro?
Mi rendo
conto che è necessario rispondere all’opinione pubblica che
l’ha votato, in modo forte e deciso ma, non erano sufficienti i
manganelli alla polizia urbana per rispondere a tutto questo?
E
allora, per una volta, facciamo davvero qualcosa da “primo della
classe”, dica la verità ai suoi cittadini. Nel CPT la
maggior parte delle persone sono clandestini che vorrebbero solo
avere un luogo dove vivere e lavorare liberi e che da quando è
stata realizzata quella struttura non è ne migliorata ne
peggiorata la vivibilità della nostra città; che il CPT
è uno strumento per togliere dalla circolazione tutti quei
diversi che “non fanno nulla e potrebbero venire a derubarmi in
casa” e che in fondo hanno essenzialmente il compito di far credere
alla gente che sono davvero più sicuri.
Entrambi
sappiamo che i delinquenti dovrebbero stare nelle carceri e non nei
CPT ma purtroppo con l’indulto, non se lo dimentichi, li avete
liberati.
Non è
paradossale tutto questo? I “piccoli” ladri in libertà e i
senza documenti in galera.
Si, in
galera, sig. Sindaco e i suicidi ne sono la conferma.
Una vera
democrazia, sig. Sindaco non si esibisce solo consentendo a tutti di
pronunciare il proprio parere votando ma, si deve esprimere
soprattutto con il rispetto dei diritti e della libertà
individuale.
Per una
volta, sig. Sindaco, contribuisca come vero primo cittadino e non
solo come politico a lanciare un messaggio culturale di pace e di
convivenza alla sua città: annunci la chiusura prossima futura
del CPT di Modena.
LA
TRISTEZZA DEL SUICIDIO
Una
cittadina al suo Sindaco
di
Mirca Garuti
Spettabile
Sindaco
è
una semplice cittadina che Le scrive, per esprimere tutta
l’angoscia, la tristezza di quello che sta succedendo, in questi
ultimi giorni, proprio nella nostra città. I due suicidi,
avvenuti nel famoso “albergo” a cinque stelle, mi hanno provocato
solo una grande rabbia e preoccupazione. E’ un fatto grave che deve
far riflettere sul modo in cui è sempre stato concepito il
Cpt.
La
paura si è impossessata della maggior parte della gente, il
concetto di “guerra permanente” è considerato ormai
“naturale” e tutti gli extracomunitari sono classificati
terroristi, spacciatori, delinquenti e stupratori. Le
generalizzazioni sono sempre pericolose perché nascondono
altre verità.
Modena
non può rispondere a questa emergenza con una chiusura totale.
Non sono certo venticinque poliziotti in più a risolvere il
problema!! Sono anche in totale disaccordo con quanto ha affermato,
oggi sulla Gazzetta, la vicepresidente dei deputati di Forza Italia,
Isabella Bertolini : “l’invasione di immigrati,favorita dal
buonismo della sinistra al governo, ha trasformato il nostro paese in
un far west”. Il flusso immigratorio non si può fermare, è
un dato di fatto. La fame e le guerre spingono le persone alla
ricerca di una vita migliore, di una vita “umana” , senza
soprusi.

Chi
è veramente recluso dentro il Cpt? Vengono rispettate le
semplici regole di diritto? Il Forum sociale di Modena che, da anni
visita regolarmente il Cpt, ha prodotto l’anno scorso un rapporto
dettagliato dei dati riguardanti la struttura. Dati, forniti dalla
Prefettura di Modena, che riguardano il numero totale degli stranieri
trattenuti, la loro nazionalità, quelli accompagnati alla
frontiera, quelli dimessi o allontanati, quelli ricoverati in
ospedale, il numero di atti di autolesionismo ed infine i costi
relativi per mantenere il Cpt. Signor Sindaco, questo rapporto l’ha
preso in visione? Ha avuto l’opportunità di leggerlo? Non
credo, vista la situazione attuale. Le persone non arrivano al
suicidio così facilmente ed io non credo neppure al fatto che,
come invece molti sostengano, l’avrebbero fatto comunque e
dovunque, perché malati. Malato è il sistema, non le
persone. La giustizia non funziona, le ingiustizie sono sotto gli
occhi di tutti, chi è veramente colpevole, riesce spesso ad
avere delle attenuanti, mentre spesso invece “il poveraccio”
paga. Tutto questo determina sfiducia, rabbia e chiusura totale verso
l’altro. Le leggi le abbiamo fatte noi, ma si possono cambiare. Non
chiudiamo gli occhi !!!
Anche
la Commissione De Mistura, incaricata dal Ministero dell’Interno,
stese un rapporto con una valutazione del tutto negativa sui Cpt,
suggerendo anche di arrivare al loro superamento, potenziando, nel
frattempo, i servizi legali e garantendo anche una totale
comunicazione del trattenuto con il suo legale. Perché
improvvisamente solo ora si torna a parlare di questa Commissione?
Come mai solo ora i parlamentari di Modena, con una interrogazione ad
Amato, chiedono l’approvazione dei provvedimenti normativi che
ridefiniscono i centri di permanenza temporanea sulle indicazioni
della Commissione De Mistura? Siamo un po’ in ritardo, non trova
Sindaco?
Avete
dovuto aspettare due morti per rendervene conto?
Tutto
questo succede solo e unicamente in nome di una squallida propaganda
politica?
Vorrei
sperare di no, ma non so.
CPT
ANCORA SUICIDI
Non è
la prima volta.
A
Bologna nel cpt di Via Mattei, nel dicembre 2006 muore un tunisino di
36 anni, per over dose di eroina. Nel cpt di Lamezia Terme, nel
dicembre 2006, muore suicida, impiccato, un uomo di 40 anni di
cittadinanza bulgara. Nel marzo 2007 un ragazzo nigeriano rinchiuso
al cpt di Gradisca ingerisce tossici; viene salvato. A Lecce nel 2003
si registrano 4 tentativi di suicidio solo in 15 giorni. Difficile
avere il numero preciso dei tentativi di suicidio che hanno avuto
luogo in Italia dall’apertura dei centri di permanenza, data
l’assenza di trasparenza e di informazioni. Quasi quaranta, se
seguiamo le cronache. Sono numeri, in effetti, che si avvicinano alla
casistica delle carceri, ai luoghi di privazione della libertà
personale e non luoghi caratterizzati da “una condizione molto
vicina alla libertà” come il dott. D. Giovanardi ama
sostenere.
Un
giorno, durante un ingresso nel Centro per monitorarne il
funzionamento abbiamo notato un cappio di lenzuola ancora attaccato
ad una grata di uno dei cortili interni su cui si affacciano i
blocchi dei trattenuti. Alcuni trattenuti ci hanno raccontato che, la
sera prima, uno di loro aveva tentato di suicidarsi, ma era stato
fermato in tempo. La cosa non fu registrata nelle statistiche sul
Centro che regolarmente richiediamo alla Prefettura. Ma quanti sono
stati, a Modena, i casi di tentato suicidio?
Apprendiamo
in questo momento di un nuovo suicidio, e di una nuova rivolta
all’interno del Centro. La città, che ha voluto ed ospita
il Centro, dovrebbe sentirsene responsabile e controllare in quale
modo sia amministrato, non dimenticandolo nelle mani del gestore, in
particolare dopo un periodo di avvicendamenti ed assestamenti nella
conduzione. L’Amministrazione comunale già due anni fa si
era impegnata ad istituire un osservatorio cittadino sul cpt: stiamo
ancora aspettando.
Ma ora
l’interrogativo è un altro. Questa città ha ancora
intenzione di ingannare se stessa con la sua illusoria idea di
sicurezza, è in grado di assumersi la responsabilità di
altre vite spezzate, oppure, finalmente, si dirà tutti che
questi Centri vanno chiusi definitivamente e si aprirà la
mente ad un’idea di democrazia e di rispetto un po’ più
inclusiva?
Forum
Sociale di Modena
Gruppo
Immigrazione
17
OTTOBRE 2007 – LA TRAGEDIA DEL CPT DI MODENA
L'ASGI
esprime il proprio sconcerto per quanto avvenuto in questi giorni
presso il CPT di Modena, struttura nella quale due stranieri si sono
tolti la vita. Ricondurre questi episodi a una tragica ed
imprevedibile fatalità costituirebbe una lettura dei fatti
ispirata ad un semplicismo non accettabile.
Quanto
accaduto va ricondotto alla generale grave situazione in cui versano
i centri di detenzione amministrativa per gli stranieri. L'ASGI, che
per tramite un componente del direttivo nazionale ha fatto parte
della stessa “Commissione De Mistura” incaricata dal Ministero
dell'Interno ricorda che la Commissione stese un rapporto nel quale
si dava una valutazione complessivamente del tutto negativa sui CPT e
propose alle Autorità un preciso percorso di superamento delle
strutture stesse procedendo ad un loro rapido

“svuotamento”.
L'ASGI ricorda nello specifico che la Commissione evidenziò “
la presenza, all'interno dei CPTA, di situazioni diversissime tra
loro sia sotto il profilo giuridico che sotto quello dell'ordine
pubblico nonché della condizione umana e sociale delle persone
trattenute. Tale mescolanza... penalizza in particolare gli stranieri
a cui carico sussistono solo provvedimenti di allontanamento
conseguenti alla perdita di regolarità di soggiorno, nonché
di persone più deboli e vulnerabili che sono esposte ad un
clima di costante tensione e potenziale intimidazione interna ai
centri” . La commissione
rilevò inoltre che “mancano
spazi di manovra sufficienti per interventi sociali realmente
efficaci” e che “ i
numeri e le situazioni in essere non consentono un servizio di
assistenza psicologica propriamente definita”
Consapevole
che il superamento dei centri passa attraverso una complessiva
modifica normativa, la Commissione ritenne di suggerire l'attuazione
di misure amministrative urgenti finalizzate a:
− potenziare
i servizi di assistenza legale “ove
possibile attraverso una diversificazione dei servizi”
− garantire
la piena corrispondenza anche telefonica del trattenuto con il
difensore e la possibilità di “mantenere
contatti con la propria rete famigliare ed amicale”
− la
necessità di “rendere
effettivo ed agevole il diritto di visita” ai
centri di difensori, famigliari, esponenti delle associazioni, “con
orario diurno ampio senza che siano previste formalità
particolari nel meccanismo della comunicazione”
Sul CPTA
di Modena la Commissione aveva rilevato evidenti criticità
segnalate alle autorità competenti.
L'ASGI
apprezza il fatto che il Governo abbia emanato un disegno di legge
delega che, riprendendo le conclusioni della Commissione, punta ad un
completo superamento dei CPTA, ed esprime altresì il proprio
apprezzamento per il fatto che alcuni interventi migliorativi siano
stati assunti in via amministrativa e che alcuni dei centri che
presentavano le situazioni critiche più vistose siano stati
chiusi.
Tuttavia
quanto fatto risulta assai poco e la situazione rimane grave.
Complessivamente la
condizione
dei CPTA non si è infatti di molto modificata. Tali strutture,
la cui gestione è altresì assai costosa, continuano ad
essere luoghi di costante tensione e di negazione dei diritti
fondamentali delle persone trattenute. Continua e si riproduce in
particolare quel “circolo
vizioso” ben evidenziato
dalla Commissione, derivante dalla “spirale
di provvedimenti espulsivi” sostanzialmente
ineseguibili
Ad
avviso dell'ASGI non è possibile attendere il completamento
del lungo iter della riforma
normativa
sull'immigrazione lasciando che la situazione rimanga quella attuale,
ma è necessario intervenire con provvedimenti immediati da
assumere da parte dell'Esecutivo finalizzati da un lato a ridurre
drasticamente i casi di invio degli stranieri ai CPTA e dall'altro a
strutturare i servizi di tutela legale e psicosociale nei centri in
maniera completamente rinnovata nelle logiche e nelle forme. In
particolare sarà necessario accelerare il processo, oggi di
fatto ostacolato da troppo freni, di apertura dei centri al
territorio, strutturando i rapporti con enti locali ed associazioni e
supportando la creazione di “osservatori” locali sulla situazione
dei centri stessi.
L'ASGI,
nel richiedere che sia fatta piena chiarezza sugli eventi accaduti
nel CPTA di Modena attraverso un approfondita indagine da parte del
Ministero dell'Interno, ritiene che il centro debba essere chiuso al
più presto.
Associazione
studi giuridici sull’immigrazione
MORTE
ANNUNCIATA
“Quello
che accade all’interno del Cpt di Modena non è così
incredibile ed imprevedibile come si vuol far credere. Due morti e i
successivi disordini non possono più tenere nascosta la
situazione drammatica e disumana a cui sono costretti quelli che, con
eufemismo, sono definiti “ospiti” ma che in realtà sono
persone recluse a cui si è tolto il rispetto e la dignità
personale.
Le
spiegazioni e i motivi della violenza di questi giorni, di questi
gesti di estrema disperazione e ribellione, non vanno ricercate nelle
caratteristiche dei singoli autori e non possono essere ricondotte
alla fatalità, ma sono da considerarsi frutto diretto della
violenza del sistema. Oltre alle criticità affiorate sulla
gestione del centro di Modena, dobbiamo tenere presente che le
cronache locali non sono che una replica di quanto già
accaduto in altre città, come Torino, Bologna e Gradisca, dove
la disperazione si era già drammaticamente manifestata.
La
Bossi-Fini è ancora in vigore, l’attuale governo di
centro-sinistra non mantiene le promesse e non approva una riforma
della cittadinanza e di una nuova regolamentazione del processo di
immigrazione. I progetti e i disegni di Legge languono in Parlamento
e le relative discussioni sono in continuo slittamento.
L’integrazione
e la convivenza sono tematiche all’ordine del giorno dell’agenda
politica, ma i finanziamenti del Governo per l’area immigrazione
finiscono nelle solite, infruttuose mani.
A Roma,
dopo la ‘guerra umanitaria’ e i ‘rimpatri volontari’, da
tempo parlono di “umanizzazione dei Cpt”.

In
realtà le lungaggini e i percorsi di inserimento legale
sembrano ostacolati da leggi e cavilli, da costi e ritardi
burocratici che portano i migranti alla completa disperazione mentre
i Cpt continuano ad essere una forma di detenzione per chi ha
commesso reati di tipo amministrativo. Sui reclusi abbandonati,
privati di tutele giuridiche e sostegno psicosociale, si esercita una
precarizzazione dell’esistenza. Queste strutture vanno chiuse o
riconvertite, altrimenti continueremo a porci come paladini della
democrazia, pretendendo il titolo di tutori dei diritti umani a
livello globale, chiudendo gli occhi davanti alle ingiustizie del
nostro territorio”.
Mofid
Ghnaim
Assessore
all’Immigrazione del Comune di Formigine (Modena)
SENZA
SAPERE PERCHE’
In
questi giorni due uomini rinchiusi nel Centro di permanenza
temporanea di Modena si sono tolti la vita.
Un
fatto grave, un richiamo urgente ad una situazione che ha
evidentemente bisogno di atti estremi per raccogliere l’attenzione
dell’opinione pubblica
Là
dentro, vicino a noi, vivono uomini e donne intrappolati in una
dimensione kafkiana di colpa non commessa, ma punita.
Senza
sapere perché, obbligati a vestire i panni di non persone,
abbruttiti da una condizione di a-temporalità, gravati da una
pena da scontare priva di un reato che la giustifichi. Testimoni
inconsapevoli di un vulnus nella nostra modalità europea di
intendere le libertà personali.
Togliersi
la vita è, in estrema e disperata sintesi, un messaggio
rivolto al mondo esterno, un tentativo di riscatto da una situazione
angosciante ritenuta non più riscattabile. Un nome che non
viene conosciuto è destinato a diventare un numero. Una storia
che non può essere raccontata, condivisa, degenera in lingua
morta.
Per
chi è senza nome, impossibilitato a rivendicare diritti che
non ha mai acquisito, resta il corpo, il corpo ucciso, nella sua
orrenda evidenza.
Messaggio
disperato di chi non ha potuto testimoniare in altro modo la folle
attraversata in quei non luoghi definiti di permanenza temporanea.
Questi
due ragazzi ci consegnano dunque la loro morte, e con essa l’enigma
di una inspiegabile trappola nella quale si va a finire e morire,
senza sapere il perché. Ci ricordano che ammazzarsi è
un estremo segnale di vita, di chi non cede alla condizione di corpo
in ostaggio.
Sta
a noi, che per dirla con Primo Levi ‘viviamo sicuri nelle nostre
tiepide case’, non lasciar cadere nel vuoto questo ultimo disperato
appello.
Spetta
a noi raccontare quelle storie che non sono mai state dette,
pronunciare quei nomi che non sono mai stati chiamati nel consesso
sociale.
Sta
a noi disturbare l’opinione pubblica sul fatto che strutture che
privano della libertà in nome di un non reato non devono
esistere.
Romina
Bertoni
Responsabile
Immigrazione e diritti
Federazione
di Modena PRC-Sinistra Europea
CPTA
DI MODENA. CHIUDERE SUBITO LA STRUTTURA
STORIA
DI UN FALLIMENTO ANNUNCIATO.
I
drammatici fatti di questi giorni, due suicidi, rivolte, proteste,
devono fare riflettere a fondo e portare a decisioni immediate.
Crediamo che se di responsabilità politica occorre parlare,
essa vada cercata tra chi il CPT lo ha voluto e sostenuto a tutti i
costi nonostante i tanti segnali ed episodi di un malessere
crescente.
Persino
troppo facile per noi dire “l’avevamo detto” ed è oggi
inevitabile ricordare come nel report consegnato dal Forum Sociale di
Modena alla commissione parlamentare nei mesi scorsi emerga con
nettezza l’inutilità pratica ed il costo sociale ed
economico assurdo di una struttura inaccettabile anche dal punto di
vista del diritto.
Prostitute,
manodopera in nero, “prelievi” da altri territori, irregolari
amministrativi: questi i profili principali degli internati; il 2,7%
appena quelli effettivamente ritenuti socialmente pericolosi o che,
avendo commesso reati, dovrebbero stare a Sant’Anna e non al CPT.
Ripetute violazioni dei più elementari diritti umani, come i
colloqui familiari e l’assistenza legale quasi impossibile da
garantire nei CPT. Numeri chiari e fatti crudi che conclamano
l’inefficacia e lo spregio del diritto di questi centri di
detenzione etnica. Che dovrebbero spiegare il clima interno
emotivamente invivibile anche a chi crede, o finge di credere, che
sia sufficiente una coperta pulita, un pasto mangiabile o una doccia
in più a ridurre la sofferenza di chi viene rispedito verso la
fame, la guerra,l’assenza di diritti.
Occorre
oggi discutere nel merito, senza nascondersi dietro a problemi
d’organico (organici che servono in ben più utili funzioni)
e inutili tecnicismi. I VERDI ribadiscono la richiesta di una
immediata chiusura del CPT di Modena, la necessità
dell’impegno di tutta l’Unione per la chiusura di tutti i CPT e
per l’abrogazione della Bossi Fini
VERDI
MODENA
CPT I
PARLAMENTARI MODENESI INTERROGANO AMATO
“Ormai
improrogabile l’approvazione di provvedimenti normativi che
ridefiniscano il profilo dei centri di permanenza temporanea sulle
linee delle indicazioni della Commissione De Mistura”
A
seguito dei due suicidi avvenuti in poche ore all’interno del
Centro di permanenza temporanea di Modena il senatore Giuliano
Barbolini e gli onorevoli Manuela Ghizzoni e Ivano Miglioli hanno
presentato, sia al Senato che alla Camera, un’interrogazione
urgente al ministro degli Interni Giuliano Amato.
Ecco
di seguito il testo integrale
Premesso
che
Nella
notte tra lunedì 15 e martedì 16 ottobre un giovane
tunisino di 23 anni si è tolto la vita nel Centro di
permanenza temporanea di Modena dove era trattenuto per accertamenti;
che, non appena si è diffusa la notizia è scoppiata una
rivolta all’interno della struttura; che la scorsa notte, a
poche ore di distanza, un altro giovane di 25 anni, di origine
marocchina, anch’egli ospite del Cpt di Modena, si è tolto
la vita e che, anche in questo caso, alla notizia è seguita la
reazione violenta di un gruppo di ospiti della struttura.
Considerato
che
La morte
di due persone nel giro di poche ore all’interno della stessa
struttura ripropone in maniera drammatica gli interrogativi sulla
natura, sul funzionamento e sull’efficacia dei Centri di permanenza
temporanea la cui funzione, in questi ultimi anni, è mutata
nei fatti anche per effetto di un quadro legislativo modificato per
la legge Bossi-Fini, e per questo appare oggi molto cambiata rispetto
alle finalità che ne avevano motivato l’istituzione.
Rilevato
che
contrariamente
agli impegni a suo tempo assunti nei confronti della comunità
locale, negli anni si è registrata una sistematica
sottodotazione delle risorse professionali assegnate alla
sorveglianza della struttura, che ha fatto gravare sulle locali forze
dell'ordine un peso aggiuntivo di prestazioni oltremodo impegnative e
assorbenti, al contempo sottraendole al presidio del territorio.
Appurato
che
è
cambiata profondamente la tipologia delle persone ospitate nei Centri
di permanenza temporanea e quindi, di conseguenza, è aumentata
la complessità dei problemi che gli addetti alle strutture e
le forze dell’ordine si trovano a fronteggiare quotidianamente;
oltretutto, mentre in passato il problema principale era
probabilmente quello di evitare le fughe, oggi l’esigenza
prevalente è quella di gestire e presidiare l’interno delle
strutture, anche con gli idonei profili di capacità
professionali necessarie rispetto alle criticità e
degenerazioni che possono manifestarsi: compiti per i quali il
personale addetto non ha né le competenze né le
attrezzature e risorse adeguate.
Ricordato
che
già
in occasione del percorso di confronto attivato per la firma del
Patto per Modena Sicura è stata ribadita l'assoluta necessità
di dare seguito ad un rafforzamento delle dotazioni organiche e
strumentali da destinare al territorio modenese, e richiamato che già
il disegno di legge Amato-Ferrero prevede, proprio relativamente alla
gestione dei CPT “una congrua riduzione del periodo di permanenza
nonché la specifica regolamentazione dei diritti fondamentali
della persona trattenuta”.
Interroga
per
sapere se non sia ormai improrogabile, alla luce dei sempre più
frequenti episodi di violenza e alle recenti morti cruente
all’interno dei Cpt, l’approvazione di provvedimenti normativi
che ridefiniscano il profilo dei centri di permanenza temporanea
sulle linee delle indicazioni della Commissione De Mistura e
nell’ambito di una nuova regolamentazione dei flussi migratori,
radicalmente diversa, per logica e impostazione, dalla legge
Bossi-Fini che, tra le tante conseguenze negative, ha avuto anche
quella di incentivare l’immigrazione clandestina: modifiche
peraltro già proposte dal Governo nel ddl Amato-Ferrero;
se, a
questo scopo, non sia necessario intervenire con un provvedimento
stralcio urgente per governare l’emergenza, per dotare le attuali
strutture del personale qualificato e delle attrezzature necessarie
per garantire le nuove finalità individuate dal Ddl Amato
Ferrero e garantire condizioni di sicurezza sia agli ospiti che a
tutto il personale di servizio.
CPT:
SERVONO INTERVENTI URGENTI
Sindaco
e Presidente della Provincia chiedono al Governo un’iniziativa
urgente per nuove norme in materia di clandestinità e di
accesso al Cpt.
Caro
Ministro,
come
abbiamo avuto modo di anticipare telefonicamente Ti rappresentiamo
una situazione di estrema serietà che i due episodi di
suicidio all'interno della struttura del Centro di Permanenza
Temporanea di Modena hanno drammaticamente evidenziato.
La
sorveglianza del Centro ha, nel corso degli anni, scontato la carenza
di organici in dotazione alle forze dell'ordine sul territorio. La
presenza del Centro di Permanenza Temporanea a Modena, che tuttavia è
a servizio di molte altre Questure, non ha infatti determinato
l'assegnazione di un numero aggiuntivo di agenti da destinare a tale
esclusiva funzione.
La
Questura di Modena ha dovuto dedicare risorse umane e strumentali
alla sorveglianza del Centro sottraendole di fatto e a seconda del
caso o al controllo del territorio o al controllo adeguato della
struttura. In entrambi gli ambiti oggi scontiamo una sensibile
carenza, tenuto conto che da circa due anni assistiamo ad un
innalzamento dei livelli di problematicità della città
e del territorio in ordine a diversi fenomeni di insicurezza
oggettiva e percepita.
Già
in occasione del percorso di confronto attivato per la firma del
Patto per Modena Sicura è stata ribadita la assoluta necessità
di dare seguito ad un rafforzamento delle dotazioni organiche e
strumentali da destinare al territorio modenese.
Auspichiamo
quindi che il Ministero dia al più presto seguito all'impegno,
assunto con la sottoscrizione del Patto per Modena Sicura, di
assegnare 25 agenti al nostro territorio.
Parallelamente,
riteniamo improcrastinabile un impegno del Governo rispetto alla
riforma di queste strutture nell'ambito di una nuova normativa
sull'immigrazione che riconduca lo strumento del CPT all'interno di
un quadro complessivo di governo del fenomeno migratorio ripensandone
funzioni e modalità che garantiscano un sostanziale rispetto
dei diritti umani.
E'
necessario, innanzitutto, snellire decisamente gli strumenti per la
stipula del rapporto di lavoro con gli immigrati, evitando lungaggini
e difficoltà che finiscono con l'agevolare indirettamente
l'immigrazione ed assunzione illegale dei lavoratori extracomunitari.
La nuova
normativa deve poi avere cura, sia di escludere della coercizione i
clandestini inoffensivi, spesso lavoratori "fuori regola"
estranei a comportamenti criminosi, sia di individuare con maggiore
precisione i casi in cui si deve procedere all'espulsione coatta o al
trattenimento, mettendo il sistema in condizione di rispondere meglio
alla doverosa distinzione tra i casi in cui prevale una tragica
condizione di debolezza sociale da quelli, più problematici,
in cui occorre salvaguardare con la necessaria determinazione,
l'ordine pubblico, la sicurezza e la vivibilità urbana.
Per
quanto concerne il tema del controllo e dell'organizzazione interna
dei Centri di permanenza, i fatti verificatisi negli ultimi giorni,
ed in particolare i due suicidi e le violente proteste, evidenziano
come la tipologia degli ospiti tenda progressivamente a
caratterizzarsi per l'assommarsi di problematicità che rendono
il trattenimento più difficile ed esposto a degenerazioni
(presenza di soggetti che necessitano di sostegno psichiatrico, di
tossicodipendenti, di prostitute, di clandestini non identificati
passati più volte dal carcere e dal CPT, ecc).
Sotto
tale profilo, si evidenzia la necessità di nuove norme, non
solo caratterizzate per una maggiore lungimiranza nell'individuare i
criteri selettivi che portano al CPT, ma in grado anche di realizzare
nuovi modelli di gestione, più attrezzati ad affrontare il
disagio. Le Istituzioni locali infatti, per quanto già
fortemente impegnate mediante convenzioni ed accordi con chi detiene
la gestione del centro, da sole non possono sopperire alle necessità
e alle carenze evidenziate.
Il
governo dovrebbe valutare al riguardo l'opportunità di
percorsi di costruzione legislativa caratterizzati per la forte
rapidità, stante l'urgenza di intervenire su temi che rendono
estremamente problematico l'operato delle Forze dell'ordine ed il
rapporto con il governo locale e con le stesse comunità
territoriali.
Il
Sindaco di Modena Il
Presidente della Provincia
Giorgio
Pighi
Emilio Sabattini
Il
viceministro Minniti ha assicurato che gli impegni assunti con Modena
in materia di organici delle forze dell'ordine verranno rispettati,
così come definito nell'ambito del Patto per la sicurezza
sottoscritto nei mesi scorsi. Da parte sua, il Presidente Errani ha
confermato il pieno sostegno della Regione alle iniziative delle
istituzioni locali, sostegno che si tradurrà in un
rafforzamento delle forme di collaborazione già in essere.